DI VINCENZO SODDU
Di sangue e di ferro è il secondo romanzo di Luca Quarin, master design e scrittore friulano che la casa editrice Miraggi di Torino lancia sul mercato editoriale con il consueto entusiasmo e la professionalità che la contraddistingue da ormai dieci anni.
Di sangue e di ferro è la storia romanzata della famosa strage di Peteano, in cui persero la vita tre carabinieri e di cui furono a lungo sospettati alcuni militanti di Lotta Continua. Due di loro, nel tentativo di sfuggire all’arresto, persero la vita, lasciando il figlio di tre anni orfano, mentre venivano arrestati e poi rilasciati alcuni balordi della zona.
Dieci anni dopo, un esponente di Avanguardia Nazionale decide di assumersi la responsabilità dell’attentato di Peteano, non perché pentito, ma perché determinato a rendere pubblici i rapporti tra l’estrema destra e gli apparati dello Stato, che si erano attivati per coprire la matrice fascista dell’attacco. Andrea Ferro, il figlio dei due ragazzi di Lotta Continua, all’inizio del romanzo ha più di vent’anni e un passato scolastico tutt’altro che brillante. Fa il ricercatore alla facoltà di Lettere di Torino e arrotonda cantando Cat Stevens in un locale alternativo. Ha trascorso l’intera infanzia a combattere senz’armi contro l’anaffettività convinta della nonna, è stato appena abbandonato dalla compagna, e così, approfittando della telefonata dell’infermiera della nonna, decide che è arrivato il momento di interrogarsi sulle sue radici. Trova la nonna aggredita dai primi segni dell’Alzheimer, ma i ricordi della famiglia, netti, gli tornano subito alla mente, a ritroso, dal Brasile, a Venezia, all’arrivo a Udine dove la nonna è nata, e con lei il padre e lui stesso, dove il padre è morto e lui scappato. E con i ricordi e gli incubi del protagonista, le testimonianze sulle indagini riguardo la strage di Peteano e i rapporti con Gladio, Piazza Fontana e Feltrinelli. Perseguitato dall’autore di un manoscritto spedito alla Casa editrice con cui collabora, il protagonista comincia a porsi diversi interrogativi… i nonni di Andrea, fascisti, amici di Freda e Ventura, cos’hanno da spartire con i suoi genitori, giovani comunisti idealisti morti alla fine di un inseguimento con la Polizia tanti anni prima?
E così Quarin, tra una sbronza e un incubo in cui confonde finzione e realtà, sino a un finale a sorpresa che non riveleremo, disegna per schizzi e associazioni la storia di un’Italia isterica, dalle ceneri violente della Repubblica Sociale all’età del terrorismo e dei segreti di Stato. Con uno stile chiaro e incisivo l’intreccio si dipana in un’alternanza di episodi privati e pubblici che rivelano la realtà di una strage atipica, quasi un passaggio obbligato nelle alleanze mutevoli che per tanti anni hanno unito movimenti rivoluzionari di destra e vertici dello Stato.
Quarin sceglie un episodio minore della cosiddetta strategia della tensione per mettere in luce segreti e reticenze di un oscuro periodo della nostra storia, e lo fa mettendo l’accento sull’aspetto privato della vicenda, di cui spesso ignoriamo i drammi e le ripercussioni personali, ma che a volte scivolano cinicamente da una generazione all’altra, e in modo tutt’altro che indolore.
Di sangue e di Ferro è un libro necessario e geniale, che si legge piacevolmente, regalandoci una storia a tratti appassionante e carica di significati tutti da esplorare.
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