Dialogando con Luca Calabrese

DI OSCAR PIAGGERELLA

Come estimatore della musica penso che, quando ci si imbatte in un disco che appassiona ed entusiasma, venga quasi naturale poi, la curiosità di approfondire la conoscenza dei musicisti che lo hanno realizzato e di tutti i retroscena che hanno portato alla sua concretizzazione.

Personalmente, essendo da sempre impegnato professionalmente e intellettualmente in ambito culturale, nelle arti visive prima ed ora, da oltre un decennio, nella gestione di un negozio che promuove musica specializzata, ho avuto la fortuna di aver potuto incontrare nella mia vita, molti degli autori e dei personaggi che ho amato e stimato sia nel campo musicale che nell’ambito delle arti in senso lato.

Qualche anno fa, dopo l’uscita sul mercato discografico dell’album: “Alexandrine” (2015) di Grice, in una luminosa mattina di primavera, vidi entrare nel mio negozio Luca Calabrese; il quale, con molta gentilezza, si presentò. Da allora nacque una sincera amicizia, consolidatasi nel tempo. Ebbi modo di conoscere la tromba di Luca proprio nel cd sopracitato. Un suono morbido e determinato nella sua precisione esecutiva, sostanziale nelle atmosfere di tutte le incisioni a cui partecipa.
Dopo quel primo incontro, evolutosi, appunto nel tempo, in sincera amicizia, è scaturita questa idea di pubblicare qui, su Lo Scrigno di Pandora, alcuni frammenti dei nostri dialoghi sulle sue esperienze musicali.

Luca, quando è iniziata la tua passione per la musica?
“La mia avventura nel mondo della Musica comincia nell’autunno del 1974. L’occasione è un corso musicale ad orientamento bandistico tenuto dal Maestro Giuseppe Intimo che si sarebbe tenuto nei locali della scuola in cui frequentavo la quarta elementare. Circa un anno più tardi, dopo tanto solfeggio parlato e cantato mi viene messo in mano un flicorno in Mi bemolle, simile alla tromba, usato nelle bande per coprire il ruolo della soprano dell’opera lirica. Solo in seguito passerò alla tromba e dopo i tre anni di corso e relativo esame, mi iscriverò al Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria. Era il 1977”.

E poi…. Come ti sei avvicinato al jazz?
“Più andai avanti con gli studi classici più venni attratto dalla musica jazz e, con alcuni amici conosciuti in conservatorio demmo origine ad un gruppo che definimmo una sorta di big band. Non era una big band vera e propria per questione di organico, ma ne ricalcava il suono del repertorio classico.

Nel frattempo colsi al volo ogni occasione per suonare e guadagnarmi da vivere, cosicché nel 1980 cominciai a suonare in un gruppo professionale da ballo: venerdì, sabato, domenica pomeriggio e domenica sera, per un anno, al Circolo Dopolavoro della famigerata Eternit di Casale Monferrato. Quello fu il mio vero primo lavoro”.

Mi stai incuriosendo Luca, vai avanti…
“L’importante passo successivo avviene nell’autunno dell’82. Una Big Band (amatoriale ma con alcuni musicisti professionali) di Asti cercava trombettisti e, per un caso fortuito, venne fatto il mio nome. Con quella Big Band accompagnammo Gianni Basso in un concerto.

Nell’autunno del 1983 Gianni Basso si congedava dall’Orchestra RAI, tornava a vivere ad Asti e cominciò a prendere in mano la direzione di quella Big Band. Posso dire che, grazie a lui e alle prove settimanali, ho imparato il linguaggio del jazz e sono entrato in quel mondo passando dalla porta principale.

Quello che era un mio grande desiderio, l’orchestra, la sezione, erano diventati realtà. In quei anni i concerti furono molti, spesso accompagnando grandi solisti come Toots Thieleman. Johnny Griffin, Benny Bailey e tanti altri. Suonavo da Lead e a soli vent’anni mi assumevo responsabilità importanti in seno all’orchestra. Nell’85 registrammo Miss Bo, il primo album della AT Big Band di Gianni Basso e quel disco contiene la registrazione del mio primo solo di jazz”.

Navigando in rete, spesso mi sono imbattuto in spezzoni di filmati che ti vedevano suonare all’interno di orchestre televisive…
“Si, in quegli anni cominciai a suonare in altri ambiti orchestrali uno dei quali era l’orchestra ritmo sinfonica diretta dal M. Fred Ferrari. Grazie a queste frequentazioni, registrando in uno studio di Tortona, conobbi il fisarmonicista Gianni Coscia il quale, pochi mesi dopo, fece il mio nome a Dino Siani per l’orchestra di “Mezzogiorno è…” programma di Gianfranco Funari in onda su RAI2 a mezzogiorno.

Così cominciò il mio percorso televisivo: in diretta prima cinque poi sei giorni alla settimana per cinque anni. Un’esperienza incredibile per me che arrivavo dalla campagna e mi trovavo a frequentare ambienti televisivi ed a conoscere i personaggi più svariati della scena: attori, attrici, cantanti ecc, ecc. Avevo ventitré anni e per me tutto questo era un’esperienza prima ancora di essere un lavoro.

Era un impegno notevole che lasciava poco spazio ad altro, ma io riuscivo a continuare ed a onorare gli impegni con la Big Band di Gianni Basso, che nel frattempo aveva spostato il baricentro proprio a Milano. E proprio a Milano nacque la nuova collaborazione fra Gianni Basso e Tullio De Piscopo che diede origine a quello che considero il miglior periodo della Big Band (in cui ho militato per ventisette anni).

Dopo gli anni della RAI e delle reti Mediaset cominciai a suonare salsa in una band latina formata da musicisti provenienti un po’ da tutto il mondo latino americano e da alcuni italiani. Uno degli italiani era il trombonista Beppe Caruso che di lì a poco mi portò a conoscere Daniele Cavallanti, Tiziano Tononi ed a suonare nel “Jazz Chromatic Ensamble” di Angiolo Tarocchi (recentemente scomparso).

Era il 1995 e questo rappresentò il mio incontro con un altro me. Dopo tanti anni di mainstream, mi trovai nel mondo dell’improvvisazione, della contemporaneità, del free jazz ed io ebbi modo di scoprire che avevo una quantità incredibile di storie da raccontare. Erano gli anni del JCE, dei Nexus, dei progetti guidati da Cavallanti o da Tononi, del mio esordio con l’Italian Instabile Orchestra”.

A cura di Feellin’Blue

©® Copyright foto di Oscar Piaggerella

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità