‘Diaz-non pulire questo sangue’, resoconto del raid della polizia durante il G8 di Genova del 2001

di Michele Piras

Mi sono rifiutato per anni di vederlo, questo film del 2012, per una sorta di processo di rimozione o per paura di rivedere immagini e rivivere lacrime.
Ma il 2021 è anche il ventesimo anniversario di un movimento affogato nel sangue.

Il nostro movimento, quello di una generazione di passaggio che, in fondo, aveva l’unica colpa di pretendere un mondo migliore.
Ho rivisto i nostri manifesti, la nostra gente, i nostri sogni.
Ho ascoltato di nuovo gli slogan che urlavamo, per rabbia e per amore.
Ho ricordato ogni discussione, le liti sul metodo e la forma di lotta, le nostre assemblee infinite, quelle del prima e quelle del dopo Genova.
Ho rivisto ciò che eravamo e ho pianto per ciò che pensavamo di diventare.
Ho rivisto quella violenza, che ho provato a perdonare e dimenticare.
Sbagliando, forse.
O forse per umanità, la stessa che venne negata per giorni a #Genova2001, in occasione delle proteste contro il G8, a centinaia di ragazzi e ragazze di tutta Europa, inseguiti per le strade della città, massacrati alla Diaz, umiliati nella caserma di Bolzaneto, uccisi in Piazza Alimonda.
Ma non si può perdonare e soprattutto non si devono dimenticare quelle ferite, i mandanti, gli esecutori in preda a una sorta di ipnosi collettiva, la violenza dello Stato.
“La più grave sospensione dei diritti democratici in un Paese occidentale dopo la seconda Guerra mondiale”.
Si chiama “Diaz” e, qualora non l’aveste già fatto, dovreste guardarlo.
L'immagine può contenere: una o più persone, il seguente testo "DIAZ"

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