Dietro la tenda

DI ANTONIO MARTONE

Stamani ho rivisto l’ombra dietro la tenda della mia camera. Quando mi sono avvicinato però era già scomparsa. Ci sono entrato dentro e l’ho respirata fino a riempirmi i polmoni. Dietro la tenda della mia camera c’è urgente bisogno di sole.

Fin da quando ero piccolo, c’è una collina di fronte casa mia che copre il sole. La collina lì di fronte allunga le mie notti. Ci sono degli inverni in cui non vedo il sole per lunghissimi mesi. Non importa: ciò che conta è che la macchia scura dietro la mia tenda non diventi mai come il buio della notte, rotto soltanto dal silenzio, quando la collina di fronte casa mia si ingigantisce fino a inglobare il cielo.

Apro la finestra per far entrare la luce. Una sottile brezza sul viso inaugura la mia giornata. La brezza muove la tenda e una spada di luce si conficca nel petto dell’ombra. La vedo sanguinare e spero che possa morire. L’istante dopo – inutile farsi illusioni – ricompare compatta e la delusione me la fa sembrare ancora più grande.
Sento aria fresca in me e capisco che sono nelle braccia della collina di fronte casa mia che evidentemente si estende – anche se non vedo quelle propaggini che ospitano anche casa mia. Ciò che scorgo della collina, comunque, non mi fa vedere il sole e, in tal modo, consente all’ombra di vivere alle mie spalle, nutrendosi perfino dei miei pensieri.
Cambierò – ho deciso – il colore della tenda. Del resto, che cosa mi rimane da fare? Se non è nelle mie facoltà cancellare l’ombra, potrò alneno cambiare la tenda che la nasconde?
Esser vivi, credevo fosse soltanto un privilegio di chi non è morto. Mi sbagliavo. Restare vivi è sentire fino in fondo la grande illusione – l’ho capito da poco. Restare vivi è la scommessa più grande. Il giorno in cui la perderò non potrò saperlo. Chissà che non l’abbia già persa…

Il sole non sorge stamattina: le nuvole si addensano all’orizzonte alla ricerca d’una difficile identità. Il tempo – l’ho capito da poco – non esiste ma pulsa nel mio petto, inchiodandomi alla terra. So bene – che cosa credete? – di partecipare ad un grande imbroglio. Lo so bene ma non me ne vanto. Non ho né il tempo né la felicità per potermene vantare.

La tenda che si muove alla prima brezza mattutina mi fa sentire come una lumaca che muove le antenne: le ritraggo e le estendo.
Guardo la collina di fronte e aspetto il sole.

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