Difficoltà o disturbo dell’ Apprendimento: differenze e conseguenze psicologiche

di Maria Teresa Di Maio (psicologa/psicoterapeuta)

Quando la struttura fisiologica di un bambino piccolo non riceve gli stimoli adeguati dal proprio ambiente culturale o le sue relazioni con gli adulti di riferimento non sono adeguate allora si potrebbero creare e fare la sua comparsa quelle che vengono definite ‘difficoltà di apprendimento’.

Parliamo di problematiche generiche che possono impattare sul comportamento, sul linguaggio e sulle funzioni intellettive in genere.

Altra cosa è invece quando parliamo di Disturbi specifici dell’apprendimento o DSA; in questo caso ci riferiamo a difficoltà nel leggere, nello scrivere o nell’utilizzare i numeri.

Questi disturbi si definiscono specifici proprio perché la compromissione riguarda il dominio di una sola abilità:

  • la Dislessia, caratterizzata da una difficoltà ad acquisire la lettura;
  • la Disortografia, caratterizzata da una scrittura confusa, in cui spesso chi ne è affetto inverte le lettere o le omette, è associata anche all’incapacità di distinguere lettere o le sillabe che hanno suoni simili.
  • Infine, la Discalculia, il bambino non riesce a ordinare e classificare, non riesce ad adoperare un piccolo numero ed eseguire le operazioni aritmetiche.

Il bambino teme quindi il giudizio degli altri, prova vergogna, evita il confronto e, quindi la relazione con i compagni,  in taluni casi avverte anche il rifiuto di andare a scuola.

Ecco perché questo tipo di disturbo, seppur gestibile con i dovuti percorsi riabilitativi, può influenzare lo sviluppo affettivo e sociale del bambino fino a determinare, nei casi più gravi, la depressione.

L’inizio di un percorso coretto prevede anche una diagnosi corretta.

Generalmente la dislessia e la disortografia possono essere diagnosticate solo a partire dai 7 anni – 7 anni e mezzo; la discalculia invece può essere diagnosticata più tardi, verso gli 8 anni di età.

La diagnosi viene effettuata in ambito clinico e prevede anche la somministrazione di alcuni test specifici. Spesso i docenti nelle scuole riscontrano le difficoltà, ma non avendo una specifica preparazione, se non in rari casi, etichettano il bambino come “svogliato”, ritardando in tal senso una diagnosi consona al problema.

Invece, una volta identificato il disturbo, l’attività di riabilitazione logopedica e psicomotoria aiuta il bambino a riprendere il corso dell’apprendimento.

Un supporto con colloqui psicologici per migliorare la percezione di sé e l’autostima e far si che il bambino diventi consapevole delle risorse che possiede possono ulteriormente essere di aiuto.

In tutto questo iter, cosa può fare la scuola?

La Legge 170 del 2010 prevede che il bambino con DSA usufruisca di strumenti compensativi come il computer per scrivere, la calcolatrice, gli audiolibri, e di strumenti dispensativi, come evitargli di leggere in classe.

Sono tutti strumenti molto utili, ma per favorire e promuovere le relazioni con i compagni, sarebbe preferibile optare per attività che coinvolgano tutti senza distinzioni come scrivere al computer o ripetere ad alta voce (anziché leggere) un contenuto verbale ascoltato: in questo modo il bambino dislessico potrà  manifestare le sue capacità e gli altri avranno un’occasione in più di apprendimento.

Viene a realizzarsi in questo modo l’integrazione sociale che a differenza dell’inclusione, si basa sul riconoscimento dell’uguaglianza tra gli individui e sulla valorizzazione della diversità cioè delle diverse risorse che ognuno porta con sé ai fini dello scambio e della cooperazione ad un progetto comune e quindi  dello sviluppo dell’individuo, dei gruppi e della società.

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