Dopo tanti preparativi, finalmente si torna in classe

DI VINCENZO SODDU

Dopo una fase preparatoria estenuante ma necessaria si entra finalmente in classe.
Il buon lavoro di Dirigenti e collaboratori ha sortito i suoi effetti e così mi trovo davanti a una classe perfetta. Dodici alunni distanziati e con le mascherine tirate su come il regolamento prevede, pendono dalle mie labbra, più spaesati che impauriti. D’altronde il lockdown ha fatto i suoi danni, e anche se non lo vogliono ammettere loro sono contenti d’essere a scuola. Certo, le regole impongono un’osservanza ferrea, a cui non sono abituati, ma dopo un po’ è solo una questione di ritmo.

Mascherina, distanziamento, dispenser… mascherina, distanziamento, dispenser.
C’è chi si chiede che senso abbia tutto questo, se poi, oltre il cancello, si ammassino tutti sui pullman stipati, ma la scuola deve dare l’esempio, e in fondo questo è il ruolo che le compete.
Ogni storia, anche la più brutta, ha la sua percezione più profonda.
Questa è ancora inafferrabile, ma non è lontana dall’essere compresa. L’emergenza si pratica sul campo, non in teoria. Chi critica la coraggiosa ostinazione dell’istituzione scolastica a volerci provare, non ne ha capito la funzione più profonda, che è quella di favorire le dinamiche sociali più complesse per curarle, e guidarle al risultato migliore.
Si vocifera di classi, di scuole chiuse, ma la sfida più grande dev’essere quella di abbattere le paure con la volontà di resistere, aggrapparsi a un’aula, una Lim, un tablet che potrebbe salvarci la vita.
Prof, ma quest’anno ci saranno i laboratori, i Progetti, l’alternanza?” Ecco, queste sono le domande più belle, e già poter rispondere di sì rappresenta una vittoria senza eguali.
Le previsioni più nefaste, ancorché possibili, noi le lasciamo agli altri.
*Immagine Pixabay

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