Droga e arte

DI ANTONIO MARTONE

A partire almeno da Baudelaire, c’è un luogo comune secondo cui la grandezza degli artisti va commisurata alla loro sregolatezza.

E’ sbagliato! Non c’è bisogno di alcool o droghe per essere creativi. Bastano la sensibilità, le idee e il coraggio per realizzarle.

Non mi risulta che Kant considerasse la tossicologia una propedeutica alla critica della ragione pura, e nemmeno che Picasso fosse “fatto” quando ha dipinto Guernica – la lista potrebbe continuare a lungo.

Di solito, coloro che si dopano per creare qualcosa, invece, sarebbe molto meglio se andassero a fare un altro lavoro. Un artista o un filosofo non può che essere diminuito nel suo valore se fa uso di sostanze, diciamo così, stimolanti.

I grandi che si sono dopati sarebbero stati ancora più grandi se fossero stati padroni di loro stessi e non – purtroppo – schiavi di qualcosa che, lungi dall’essere uno stimolo alla creatività, è nient’altro che una cattiva abitudine, spesso indotta da una società quale quella attuale che, essendo drogata fin nel midollo, non può che dopare anche gli individui che la compongono.

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