E dopo le festività natalizie, una riflessione conclusiva

DI PINA COLITTA

Oggi una riflessione conclusiva per salutare questo lungo periodo di
festeggiamenti…

Lo farò con un ricordo nostalgico sulla Befana …

Quando ero bambina, solo nel giorno della Befana si ricevevano i doni,
in ricordo di quelli offerti a Gesù Bambino, dai Magi ed io,
puntualmente, nella notte tra il 5 ed il 6 gennaio cercavo di non
dormire perché volevo assolutamente vederla …

Vivevo questo momento
con grande tensione, perché il suo aspetto, arcigno e cattivo, mi
rimandava a reazioni da parte sua non piacevoli…

Ovviamente, mi addormentavo perché dopo una giornata di aspettative e
di grande eccitazione, per i doni che stavano per giungere,
inevitabilmente il sonno mi catturava completamente.

Eppure, mi capitava spesso di svegliarmi durante la notte e di vedere
con la coda dell’occhio, completamente avvolta nelle coperte, o la sua
scopa o il suo cappello che accompagnava una figura vestita di nero,
già fuori dalla porta; oppure la punta delle sue scarpe che invece
annunciavano il suo ingresso in casa…

Non avendo un camino in casa,
lei entrava dal balcone ovviamente!

Il giorno seguente, appena
sveglia, prima ancora di vedere i doni, correvo da mia madre a
raccontarle tutto e lei, con un sorriso e con un tono di leggero
rimprovero, mi diceva: Hai visto cosa significa comportarsi sempre in
modo educato, ricevere la visita della Befana che ti accontenta,
portando ciò che hai chiesto! E tu pensi di meritarlo?!

Ed io, tra
perplessità e soddisfazione correvo a recuperare il mio “dono-premio”,
nella speranza che fosse quello chiesto!

Eppure l’origine della Befana si perde nella notte dei tempi, discende
da tradizioni magiche precristiane e, nella cultura popolare, si fonde
con elementi folcloristici e cristiani. Ad oggi innumerevoli e
largamente diffuse sono le rappresentazioni italiane della Befana;
spesso si tratta di un figurante che si cala dal campanile della
piazza di un paese, oppure di vecchine travestite per distribuire
regali ai bambini.

La tradizione la vuole “vecchia” e anche brutta,
non per offendere lei, donna, come corrispettiva del vecchio Babbo
Natale, sempre con un’espressione bella e piacente. Nulla di tutto ciò
perché questa bruttezza sta ad indicare il finire di un ciclo per cui
con il solstizio d’inverno si passa infatti dal vecchio al nuovo, dal
freddo e dalle notti interminabili all’allungarsi del periodo di luce;
inoltre, con la fine dell’anno si entra nel nuovo anno gregoriano ed
anche a livello liturgico si conclude il Tempo Liturgico forte,
natalizio, e comincia quello Ordinario.

Proprio per questo il giorno
dell’Epifania, quando si festeggia anche la Befana, viene recitato
“Epifania, tutte le feste porta via”.

La vecchia sulla scopa è, comunque, una rappresentazione tipica
italiana, poi diffusasi anche all’estero, anche se in maniera minore.
Noi, nell’anno nuovo buttiamo tutto ( anche un frigo dalla finestra
volendo e non si dovrebbe) e tocca alla povera Befana rappresentare
l’anno vecchio che deve essere gettato via.

Le persone che espongono
fuori delle loro case il pupazzo, lo vestono con abiti sporchi e
vecchi, per poi bruciarlo, con lo scopo di lasciare il vecchio alle
spalle e sperare in un nuovo e prosperoso anno.

L’usanza è molto
diffusa soprattutto nei piccoli centri dell’Italia centrale e
meridionale.

Immagine tratta da Pixabay

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