È la disperazione la nuova categoria del nostro tempo

DI MARCO ZUANETTI

Ma. Ciò. Che chiamiamo disperazione.
E’. In realtà.
La dolorosa impazienza della speranza non alimentata.

Sono a una sagra paesana. Clamore di voci.
L’insopportabile calura annienta tutti i sensi.
E. Si boccheggia.
Alla ricerca vana d’un poco d’aria asciutta.
Del tocco lieve. Di un improbabile refolo di vento.

Cerco consolazione nei discorsi delle persone che mi stanno accanto.

Ma non va benissimo.

“Fremono tutti per votare Meloni: “almeno qualcosa cambierà”.

Questo l’unico argomento politico che li mette d’accordo.
Sento l’esigenza di non sottovalutarla, questa evocazione del cambiamento.

Certo, colei che stanno identificando col cambiamento si presenta a carte scoperte e non si preoccupa affatto di nascondere il proprio bluff. (cfr. Sergio Labate)

La disperazione del cambiamento ?

Una vertiginosa fuga all’indietro: nei manifesti che evocano ancora le scelte di campo, nel programma che sembra un copia e incolla senza senso di cose di trent’anni fa, nelle ricette economiche che non temono di risultare tanto inverosimili quanto classiste.

E che alla fine verranno votate da coloro che ne pagheranno le conseguenze.

Mi domando come sia possibile che tutto questo – così fuori tempo, fuori fuoco, classista, irrealistico e antidemocratico – sia oggi visto come l’unica speranza di cambiamento.

Una parte di risposta la conosco.

Perché la campagna elettorale della destra la conduce Letta.
Quell’istanza di cambiamento è oggi disperata.

I pensionati accanto a me scelgono il cambiamento in negativo: non per ciò che porterà, ma per ciò che non sarà.

E’ la disperazione la vera categoria politica del nostro tempo.
Sarà per questo che quando Letta si pavoneggia per la sua serietà, non capisce che è questa sua serietà che fa vincere la destra.

Quelle persone lì si meriterebbero uno straccio di sogno, un cambiamento positivo e reale, non di essere sempre richiamati al senso di responsabilità.

Nessuno più rompe le righe.
E se non lo fa il centro sinistra, non lo farà di certo la destra, che le vuole serrare le righe di un’Italia così ineguale.

Per i disperati basta anche questo, piuttosto che stare dove stanno adesso.
Anche il peggio è un cambiamento.

Ma questa è la parte che riguarda noi, i nostri limiti che hanno montato l’onda scura che sta arrivando”.

Ma. Ciò. Che chiamiamo disperazione.
E’. In realtà.
La dolorosa impazienza della speranza non alimentata.

Un altro mondo, era quello,
in cui io sono nato.

Immagine tratta dal web

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