È stato solo un sogno

DI INES GUADAGNINI

Ero seduta su di una panchina in pietra grezza, nel piccolo giardino di casa.
Ti ho visto arrivare, fra i cespugli di lavanda e la siepe di biancospino, con il tuo passo elegante, la giacca aperta sulla camicia azzurra e la cravatta ben annodata intorno al colletto.

Ci siamo sorrisi da lontano e poi finalmente ci siamo abbracciati.
Sguardi di tenerezza reciproca hanno riannodato fili da troppo tempo interrotti. Forse un po’ sorpreso di vedermi così cambiata dal nostro ultimo incontro, tu sei rimasto silenzioso, ma quando mi hai preso una mano fra le tue, ho ritrovato l’ emozione, mai svanita, di averti tenuto sempre con me.

Ho iniziato io a parlare.
Sai papà – ho detto – li ricordo ancora i giochi di prestigio che inventavi per farmi divertire quando ero bambina, le favole che mi raccontavi, i libri che leggevamo insieme e i pomeriggi della domenica passati in quella sala buia e stracolma di spettatori, alcuni persino in piedi, per vedere l’ ultimo film che non volevi perdere, tu grande appassionato di cinema.

Continuavi a guardarmi e hai annuito dicendomi: “ Certo che ricordo! “ , con gli occhi pieni di nostalgia per quel tempo prezioso vissuto insieme a me, mentre tieni stretta la mia mano fra le tue ed era così bello, papà !
Ti ricordi – ho continuato – la gioia che hai provato quando mi hai accompagnata all’ altare: eri felice della mia felicità, hai attraversato con me la navata della chiesa con la fierezza di un cavaliere e l’ emozione di un ragazzino.

Poi vicino all’ altare mi hai affidata a lui, il mio sposo:
“Abbi cura di lei – gli hai detto – sembra una roccia, ma è fragile come un cristallo “.
Mi hai guardato silenzioso.
Ho continuato
Ti ricordi papà , quando nella grande aula universitaria mi hai ascoltata illustrare la mia tesi di laurea? Eri seduto dietro di me e quando tutto è finito l’ hai messa tu al mio collo la corona d’ alloro: eri orgoglioso di tua figlia, tu che mi avevi detto tanti anni prima, quando frequentavo solo la seconda media, che l’ anno dopo avremmo studiato insieme il latino.
Hai taciuto ancora.
E allora io ho insistito.

E ti ricordi papà, la mattina in cui sono uscita di casa per iniziare il mio lavoro di insegnante? Ero emozionata e felice e tu più di me. Mi hai salutata sulla porta con un bacio, dicendomi :
“ Sii amorevole, giusta e vera con i tuoi alunni, loro si fidano di te e crederanno a ciò che dici e fai! Coraggio, e vai piano, che c’è traffico per la strada a quest’ ora! “.
Sei rimasto ancora in silenzio e io non capivo il perchè.

Seduto con me, su questa panchina in pietra grezza, mi guardi con amore, mi sorridi un po’ spaesato, sempre silenzioso, anche ora che ti parlo del tempo in cui sei diventato nonno. Sembri non ricordare nulla, mentre io, invece, non posso dimenticare tutte le volte che ti sei fatto piccolo per giocare con loro come facevi con me, quando li accompagnavi a scuola, quando compravi loro quel giocattolo tanto desiderato e che forse non si aspettavano.

Quanti momenti importanti della vita abbiamo vissuto insieme, papà !
Quante volte è arrivato il Natale con i suoi doni e la neve in città e poi la Pasqua con la gita in treno, su in collina, a respirare l’ aria buona della primavera. E le tue braccia che mi accoglievano, come rifugio sicuro, per consolarmi di un dolore troppo grande da sopportare, per darmi coraggio, speranza , aiuto.

Ma tu resti ancora in silenzio, sembri lontano !
Il tuo sguardo profondo mi sfiora appena, poi un suono improvviso mi fa sobbalzare.
E’ la sveglia che come ogni mattina mi avvisa che è ora di alzarmi.
Mi rendo conto allora che ho fatto solo un sogno, un meraviglioso sogno !

Dunque non è vero che siamo stati insieme per tanto tempo, non è vero che hai studiato il latino me, non è vero che mi hai accompagnato all’ altare e non è vero che c’ eri in tutti gli altri momenti importanti della mia vita.
Tutto questo l’ ho solo sognato, desiderato! Per questo tu non lo ricordi!

La verità è che non mi hai vista diventare donna, insegnante, moglie, madre. Non mi hai vista diventare adulta, perchè te ne sei andato troppo presto e il tempo si è fermato alla memoria, ormai lontana, dei nostri giochi quando ero solo una bambina.
E’ stato solo un sogno, papà !
Solo un dolcissimo sogno, che però non mi può bastare!

Per questo anche ora piango la tua assenza, mentre ti riporto a vivere qui, dentro al mio cuore, dove tutto è cominciato e non è mai finito.

Immagine tratta dal web

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