Elfriede Jelinek, “Le Amanti”

DI MARIO MESSINA

Un massimario dantesco della Cassazione.
Un girone dell’ inferno declinato non in versi ma in sentenze letterarie.
Frasi asciutte, crude, senza fronzoli.
In una sequenza che rimanda ai veloci e letali “uno-due” dei campioni di pugilato.

Quelli che non lasciano scampo. Una serie di colpi senza soluzione di continuità tale da produrre un ko senza appello.

È questo il modo attraverso cui la jelinek sceglie di raccontare il mondo femminile in una Austria tutt’altro che felix.
Una boschiva, periferica mitteleuropa in cui le verdi montagne non hanno alcunché di poetico.

Configurandosi, anzi, come il recinto del genere femminile. La gabbia dorata dell’ evoluzione della specie.
Figlia-commessa-donna ingravidata-madre-moglie picchiata. Senza possibilità di evasione.

Perché, per citare l’autrice, la donna che prova a infrangere, non può che finire infranta.

Immagine tratta dal web

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