DI PINA COLITTA
Fare leva sulle emozioni e sui sensi di colpa è una tattica che nasconde insicurezza e frustrazione: sfruttare debolezze e sensi di colpa e l’asso nella manica dei manipolatori emotivi a cominciare dai quei genitori che sottopongono i figli a ricatti affettivi e continui a intromissioni.
È anche la tattica preferita di chi in coppia tende all’egoismo e la prevaricazione e da chi in un rapporto di amicizia prende molto di più di quello che è disposta a dare, alimentando il proprio Ego attraverso l’influenza esercitata sugli altri.
Molto spesso si tratta di un atteggiamento deliberato, eppure non sempre chi lo mette in atto è davvero consapevole di quanto sia controproducente, disfunzionale…
Questi portatori sani di comportamenti disfunzionali sono chiamati manipolatori emotivi. . .
Molto spesso sono sicuri di loro stessi ma non è sempre così! Per quanto sia vero cioè che tendono a percepirsi come protagonisti assoluti del proprio film, regalando agli altri, se va bene, il ruolo di comparse, nella sostanza non brillano per la loro abilità sociali; anzi è probabile che ricorrono alla manipolazione-ricatto proprio perché non sono in grado di essere abbastanza assertivi, ma rigidi, infelici e profondamente insicuri, soffrendo di bassa autostima.
Hanno la tendenza a distribuire giudizi e stare vicino a questo genere di persone non è una passeggiata, non si accontentano mai di nulla. Sono molte esigenti, hanno bisogno di avere sempre ragione e guai a dargli torto!
La loro bassa tolleranza e la loro frustrazione li porta a reagire con rabbia ricorrente e critiche distruttive o persino a slanci di violenza. Allo stesso tempo sono ottimi osservatori e possiedono grandi capacità oratorie grazie alle quali influenzano quindi vincono riuscendo a ribaltare le situazioni a loro vantaggio; in particolare sono molto bravi a rilevare le debolezze degli altri e sfruttare cambiando tattica a seconda della situazione.
A volte sono apertamente aggressivi, altre volte tendono al vittimismo alternano i rimproveri continui ed esagerati alla strategia opposta…
Chi è il suo interlocutore sarà persona insicura, triste e insoddisfatta.
“Nell’antichità la felicità era una ricompensa per pochi eletti selezionati. In un momento successivo venne concepita come un diritto universale che spettava a ogni membro della specie umana. Successivamente, si trasformò in un dovere: sentirsi infelici provoca senso di colpa. Dunque chi è infelice è costretto, suo malgrado, a trovare una giustificazione alla propria condizione esistenziale.”
ZYGMUNT BAUMAN
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