Essere mamma di figli che sono genitori: pensieri di una nonna

DI FLORA CROSARA

Mi piace pensare che tutto andrà bene. Mi sforzo di immaginare che sarà così, in questa giornata un po’ triste di saluti, distacchi e arrivederci che, come ogni anno, mi toccano il cuore nel profondo. Le vacanze sono finite, i piccoli di casa partono e io li rivedrò solo fra un mese, in città.
Penso che tutto sta andando bene e andrà bene, per loro. Per loro, che stanno affrontando la vita e sono in crescita. Li osservo con cura e li colgo sereni, perché circondati da immenso affetto e calore. Protetti, da chi guarda al futuro cercando di dotarli degli strumenti necessari: la libertà di pensiero e di espressione, il coraggio di affrontare il nuovo e di vivere molte differenti esperienze. Quelle che fanno crescere, meglio se accompagnate da una guida.

Rifletto su questo momento storico. Purtroppo oggi viviamo in un tempo così strano, precario: intorno regna grande confusione. È un clima sociale fatto di energie deboli, come quando sta per finire un ciclo e si affaccia un cambiamento. Forse per questo io avverto strane sensazioni.
Cerco di non lasciar trapelare il mio timore per i pericoli che la vita riserva: li conosco, sono avanti negli anni. In essi mi sono imbattuta, li ho affrontati e mi ci sono scontrata, a volte sono uscita pesta a volte più forte ma li ho sempre superati. Ma in questo tempo ne vedo altri, più grandi. Razionalmente vorrei evitare ai piccoli sofferenze e dolori. Per certo so che è impossibile. Allora mi arrovello: il mio cuore di donna e di nonna combatte una lotta impari. Le due parti di uno stesso cuore vanno in contrasto: lasciar andare o intervenire e dire la mia agendo, perché le cose vadano come io ho in mente?
Sono sincera: non riesco sempre a starne fuori. Spesso la seconda opzione ha la meglio perché l’esperienza mi aiuta a intravedere ciò che potrebbe accadere, rischi compresi. Almeno li segnalo, evidenziandone le conseguenze.
Penso che chi ha generato vite tenda a proteggere le sue creature, grandi o piccole non importa. Interviene e basta, si dà da fare per attuare protezioni: è normale.
Sulla prima parte invece, quella che induce a lasciar andare e a credere nel destino e nella fatalità, ci sto lavorando: sono convinta che sia un gesto adeguato fidarsi e affidarsi. Credo in modo fermo che qualche suggerimento però non guasti. Sbaglio?
So che è già tutto scritto e ogni tentativo di introdursi nei fatti di vita di altre persone, il più delle volte, risulta vano. So che, nel caso dei piccoli di casa, chi li educa con la responsabilità della genitorialità deve sperimentare esso stesso il percorso. Ma tant’è … stiamo parlando di figli e di figli dei figli, argomento impegnativo dal punto di vista emotivo. Il coinvolgimento è grande.
Dicono che essere nonna sia come essere mamma due volte. Non so se sia esattamente così. Guardo i miei nipoti e rivedo i miei figli, in molte cose. Non in modo proiettivo, quest no ma rivivo situazioni. In questi quattro meravigliosi bimbi rivedo somiglianze e, nella loro vita, esperienze analoghe a quelle che ho vissuto con i miei figli: la storia un po’ si ripete. Scorre come un film e talvolta la vorrei fermare. Poi ogni volta, in giornate come queste, in me affiorano la tenerezza e lo struggimento: mi si riempiono gli occhi di lacrime ed è un po’ difficile spiegarne il motivo.
Una cosa però l’ho conquistata: non uso più la scusa del “bruscolino nell’ occhio”. Quando mi chiedono: “Nonna perché hai le lacrime?” rispondo comunicando la verità e il sentimento che mi ha commosso: è stata una parola o una frase, ho colto un bel gesto, un’ espressione di somiglianza, mi è salito al cuore un fiotto di nostalgia: l’amore che mi lega a loro. Tutte cose belle.
Con franchezza le esterno , senza timore perché ho imparato che anche questo educa alla vita e permette di crescere più liberi e autentici.
*Immagine Pixabay

 

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