Eva Henger, il tempo per lei sembra essersi fermato

DI GINO MORABITO

Capello biondo, occhio bistrato, fisico da pantera. Il tempo per lei sembra essersi fermato. Incredibilmente bella, seducente, sogno erotico di molti, Eva Henger ci apre la porta della sua vita senza censure. È decisamente sé stessa quando si definisce “mamma, moglie, donna”. Sì, una donna con una vita intensa, alla ricerca di nuove sfide per una propria necessità intellettuale.

Certo, col senno di poi e un diploma di infermiera, magari oggi avrebbe voluto che quella Miss Teen Ungheria, agli inizi della carriera, si fosse scommessa in qualcosa di diverso. Ma, con le immagini ancora vivide nella mascolina memoria italica, milioni di fan ringraziano il Cielo per quell’impudenza, non smettendo di ricordarle ogni giorno quanto sia stupenda.

Un tuffo nel passato.

«Sono figlia di un direttore di conservatorio e di una ballerina di danza classica e di liscio. Amavo l’arte e desideravo fare qualcosa di artistico: un giorno mi vedevo come attrice, un altro come cantante.»

Ha studiato pianoforte per otto anni, è stata dj, si è cimentata a più riprese come cantante.

«Senza musica la vita non avrebbe gli stessi colori. Non mi precludo nessun tipo di ascolto, amo tutti i generi dal pop alla classica, con una particolare predilezione per la canzone d’autore. Vado molto a periodi, ce n’è stato uno in cui ascoltavo esclusivamente De André, trovo nelle sue parole della straordinaria poesia; ascolto in tre lingue diverse Notre Dame di Cocciante, un’opera molto coinvolgente e passionale, e poi mi piace la Bertè.»

Recitare è sempre stata una curiosità da appagare.

«Da piccola, essendo insicura, pensavo di non esserne capace, di non avere alcuna possibilità in questo settore. Ma quando ho ottenuto il mio primo, piccolo, ruolo in un film mi sono detta: “Perché no? Posso farcela!”.»

Timidissima, faceva fatica a esprimersi, sia con le parole che con il corpo.

«Con Riccardo Schicchi sono sbocciata. Il mio primo marito per me è stato più di un padre, di un punto di riferimento. Quello che lui amava, io amavo; quello che lui desiderava, desideravo. Erano anni di grandi cambiamenti, di grande energia, pieni di colore.»

Indossare una maschera per fare spettacolo, cambiando pelle.

«Se mi guardo indietro, lo faccio comunque con una punta di nostalgia verso alcuni volti di allora, che mi mancano. Penso a Moana, a Barbarella. Ricordo ancora il profumo che avevano, mi pare quasi di riuscire a sentirlo. Uscivo di casa truccata ed entravo in un ruolo.»

Dal cinema a luci rosse alla nuova vita.

«Col tempo sono diventata più saggia e ho cominciato ad osservarmi dal di fuori, a riflettere. Pian piano sono riuscita a fare un cinema differente. Non sono rimasta ingabbiata nei ruoli erotici, anche se molti preferiscono ricordarmi come attrice porno. È stata una parentesi della mia vita ma ora basta!»

Tenero il ricordo di un inedito Villaggio.

«Io e Paolo ci siamo incrociati più volte. Prima ancora di lavorare con lui, già lo conoscevo perché era un amico del mio ex marito (Riccardo Schicchi, N.d.R.). Abbiamo recitato insieme in “Fantozzi – Il ritorno” e nel film di Jerry Calà “Torno a vivere da solo”. Sul set arrivava in pigiama improvvisando degli sketch esilaranti: “Caroletti, venga, mi porti in banca!” tra lo stupore divertito dei presenti. Era una persona dolce, carina, amante della compagnia.»

Ha preso anche parte al film Gangs of New York di Martin Scorsese.

«In quel film, in realtà, ho fatto una piccolissima parte ma sono stata più di venti giorni sul set perché Scorsese spostava quella scena continuamente. Mi convocavano ogni giorno alle cinque di mattina a Cinecittà e, da figurante speciale, mi avevano assegnato una roulotte dove aspettavo che mi chiamassero per girare. Sono stati venti giorni bellissimi in cui ho potuto osservare il grande Martin Scorsese all’opera e attori del calibro di Leonardo Di Caprio, Cameron Diaz, Daniel Day-Lewis. In quel periodo ho fatto amicizia con Michael Hausman, il produttore esecutivo del film, un bel rapporto che abbiamo mantenuto anche negli anni successivi.»

 

 

Alla continua ricerca di nuove sfide per una necessità intellettuale.

«Una persona, crescendo e maturando, ha altri obiettivi. Le esperienze che ho già vissuto, da cui ho avuto grandi soddisfazioni, non mi attraggono più, non mi danno più emozioni, stimoli. Così cerco nuove sfide rincominciando daccapo. La curiosità, la voglia di percorrere altre strade mi fanno sentire viva.»

Magari, col senno di poi e un diploma di infermiera, oggi Eva Henger avrebbe voluto che quella Miss Teen Ungheria, agli inizi della carriera, si fosse scommessa in qualcosa di diverso.

«Dipende tutto dal cervello, dalla mentalità. Se potessi tornare indietro, con la mia maturità di donna, sicuramente non rifarei tante scelte.»

Tutto cambia, si evolve, anche lo stile di vita, facendo i conti con la libertà.

«Le mie decisioni le prendo da sola. Poi è chiaro che, se hai dei figli, ci si confronta in famiglia. Sono per la libertà di amare chi si vuole, di sostentarsi con le proprie forze, di esprimere le proprie opinioni. Io ho tutto questo e mi piacerebbe che ogni persona potesse godere delle stesse libertà.»

Così sincera, così permalosa.

«Quando insorgono problemi, soprattutto con le persone a cui tengo, preferisco chiarire subito le incomprensioni per evitare che covino dentro rancori. Nel tempo ho imparato a lasciarmi scivolare addosso i giudizi e spesso i pregiudizi della gente. Ma guai a chi tocca la mia famiglia!»

Sentirsi a casa.

«Non possono mancare mio marito e i miei figli, sono loro gli ingredienti principali della mia vita. Mi piace molto cucinare, anche se siamo perennemente a dieta. Con Massimiliano abbiamo le nostre piccole abitudini: le passeggiate nel boschetto vicino casa, intrattenendoci in lunghe chiacchierate; vedere le serie in tivù, ne facciamo fuori tre puntate per volta. Abbiamo tanti interessi in comune e, oltre ad essere famiglia, uomo e donna, siamo anche molto amici.»

Presa per sfinimento.

«Il corteggiamento di Massimiliano è durato tre mesi e, alla fine, ho ceduto alla sua insistenza (sorride, N.d.R.). Mi ha preso per sfinimento, riempiendomi di messaggi molto carini, gentili… continuava ad inviarmeli anche quando magari non rispondevo per due, tre giorni di fila. Così ci siamo messi insieme. Il resto è la nostra famiglia.»

Essere madre oggi.

«I bambini sono stupendi, purtroppo crescono! Mi piace guardare i neonati negli occhi: lì si trova trasparenza, sincerità. Attraverso mia figlia Jennifer, vivo di nuovo ogni momento dell’infanzia, la gioia dei giocattoli, le lezioni imparate a scuola…»

I suoi genitori si sono separati quando aveva sei anni.

«Per me è stato un lutto. La vita coi genitori separati non è facile, toglie sicurezza, sei sballottata di qua e di là. Qualche volta vivevo con mio padre, altre con mia madre o coi nonni.»

Vivido il ricordo dei finesettimana alla piscina comunale.

«Mi ci portava mia mamma. Preparava del cibo, lo metteva dentro il borsone e poi ci sedevamo sull’asciugamani a bordo piscina. Quello per me era del tempo prezioso trascorso assieme al più grande amore della mia vita.»

Un tempo aveva molti più amici uomini.

«Non concedo facilmente la mia amicizia, sono un po’ fredda all’inizio, sto sulle mie, ma poi do il cuore immaginando che anche dall’altra parte ci siano sincerità, lealtà, cura, protezione. Da ragazzina ho subito forti delusioni provando grande dolore a causa di presunte amiche che ho scoperto essere delle lingue lunghe della peggior specie, mi pugnalavano alle spalle. Ed è il motivo per cui, in passato, avevo deciso di fare amicizia soprattutto con i maschi, che non vivevano quel tipo di competizione. Oggi mi porgo diversamente e forse anche per questo ho stretto più rapporti con altre donne. Ci sediamo, chiacchieriamo, ma non le lascio avvicinare più di tanto.»

Corpo mozzafiato e sensualità da vendere per una donna fortemente autocritica.

«Talvolta mi chiedo cosa ci vedano in me e trovo esagerati i complimenti che ricevo, ma mi fanno piacere. Davanti allo specchio osservo, però, anche una donna che può andare a testa alta, con grande serenità. Perché tutto quello che ho fatto, l’ho fatto con l’onestà di chi ha pagato ogni singola scelta sulla propria pelle.»

Grande ascoltatrice, ama circondarsi di persone più intelligenti di lei, non disdegnando di tanto in tanto qualche colpo di fortuna.

«Il grande Dino Risi mi regalò la sua tartaruga portafortuna e, quando lo fece, mi disse: “Adesso prendila tu, perché io di fortuna non ne ho più bisogno.”. Dopo una settimana mi chiamarono per fare “La fattoria”, poi “Paperissima”. Quella tartaruga la conservo ancora gelosamente, ogni tanto la accarezzo… non si sa mai.»

 

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