DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN
Fausto Pirandello, come tradisce il nome, è figlio d’arte.
Ultimogenito dello scrittore Luigi Pirandello, porta su di sé, per tutta la vita, onore e oneri di questa qualifica, trovandosi ad inseguire un ideale di padre praticamente irraggiungibile – e questo nonostante i due ambiti artistici in cui si cimentano, pur correlati siano comunque diversi – ed il privilegio di essere immediatamente identificato; quest’ultima caratteristica.
Proprio in correlazione alla prima considerazione, non è infatti sempre apprezzata o sottolineata dai suddetti rampolli, i quali, giustamente, preferiscono una quieta esistenza di dignitoso anonimato, al posto di un continuo e immeritato raffronto.
Il calciatore Jordi Cruijff, figlio del celebre Johan, agli esordi, nonostante la scelta del numero 14, preferì portare sulle spalle il proprio nome di battesimo anziché un cognome sportivamente tanto ingombrante.
Probabilmente proprio in guisa di tale situazione, il pittore sviluppa un carattere schivo e riservato che si ripercuote anche sulle sue opere, il cui stile particolare denoterà una concreta sensibilità tale da attirare anche l’interesse di Lucien Freud, a sua volta artista, ed in quanto nipote di Sigmund Freud, altrettanto in grado di comprenderne le sottese e delicate problematiche.
Particolarmente sensibile – non gli mancherà la vicinanza di quel padre illustre, anzi pronto a sostenerlo e supportarlo, la cui assenza, tuttavia, a causa dei pressanti impegni lavorativi, si farà purtroppo sentire – fatica a trovare una propria dimensione di stabilità.
In ossequio ad un insoddisfatto desiderio di fuga, passa tra Parigi e Roma, e nella Ville Lumière approfitta per esplorare le gallerie d’arte dell’epoca, venendo in contatto con le innovazioni di Cézanne e le nuove atmosfere cubiste.
Il suo stile diretto, a tratti ruvido, non esita a mettere in risalto contesti non prettamente piacevoli al vedersi, al contrario, proprio mediante l’utilizzo di stesure cromatiche densamente materiche, propone immagini quasi sferzanti in un’ottica di ineccepibile scabrosità.
L’orientamento verso la quotidianità, e la conseguente sottolineatura di un realismo simile a quello magico ma decisamente meno mite, viene opportunamente definito arcaicizzante a tratti metafisico: così chiaramente descritto e puntualmente spiegato in diversi suoi dipinti, tra i quali scelte di colori e immagini appaiono degne dei manifesti dedicati al cabarettista francese Aristide Bruant, ad opera di Toulouse Lautrec, pur rielaborati in chiave simil impressionista.
E in tal senso non fa eccezione la proposta Natura morta con strumenti musicali, simile, sotto certi aspetti, ad alcune virate in campo autoritrattistico, volte ad esprimere il tormento di un’esistenza vissuto ed eviscerato attraverso l’arte, nella catartica dimensione di una funzione psicologica e psicanalitica, con grande sincerità e aperta franchezza.
Gli strumenti musicali, soggetto dell’opera, si offrono, allo sguardo dell’osservatore, immobili ma non propriamente tranquilli: la presunta fissità di oggetti inanimati si smorza al cospetto di quelle scelte stilistiche atte a movimentarne indirizzo ed essenza, tra il trombone appoggiato praticamente in bilico sulla vecchia seggiola di saggina, corno e tuba abbandonati sul pavimento, mentre il violino occhieggia dalla sua custodia, quest’ultima simile ad una Vergine di Norimberga rivisitata in chiave benevola grazie al morbido rivestimento ceruleo, dove l’archetto, accuratamente riposto, si erge ad impavido baluardo di ritrovata speranza.
Oggetti non del tutto dismessi – simili a quelle vecchie sacche da golf condannate ad impolverarsi in cantina, che giustamente Andrea Benassi e Gigi Jannuzzelli, di B2G Golf, invitano a recuperare mettendole a disposizione di eventuali neofiti – in attesa di essere riportati a nuova vita dalla fervida volontà di un impavido appassionato.
Un messaggio di speranza che il nero sudario della lampada non riesce a dominare, anch’esso soggiogato dalla latente forza sottostante in grado di rivelarne, almeno in parte, la luce.
Fausto Pirandello otterrà premi e riconoscimenti, risultato di un successo ambito e meritato, e tuttora il suo nome figura in musei e gallerie d’arte accanto a quello di prestigiosi colleghi quali Gillo Dorfles e Marco Lodola…
Fausto Pirandello (1899-1975), Natura morta con strumenti musicali, 1942 c., olio su tavola, 50.5×60 cm., Milano – Collezione Giuseppe Jannaccone
Immagine: web
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