Felicità e dolore

DI ANTONIO MARTONE

La differenza fra gli opposti sentimenti della felicità e del dolore attiene fondamentalmente alle dimensioni del tempo.

Accade, infatti, che mentre la felicità necessita della “sospensione del tempo”, dal momento che l’istante felice “galleggia sul mondo” e cancella l’Io, permettendo così di ignorare il divenire e la sequenza cronologica del prima e del dopo, il dolore inchioda invece al tempo vissuto.

Più esattamente, il tempo del dolore è definibile come un tempo presente che, vista la pressione sull’Io, a volte davvero insopportabile, appare eterno poiché si presenta insieme alla convinzione illusoria della sua persistenza.

La felicità non ha tempo. Neppure il dolore ce l’ha, ma soltanto perché il tempo del dolore si costituisce come un intollerabile presente che la mente stanca tende a considerare in termini assoluti.

Pertanto, la prima azione terapeutica che occorre fare sul dolore è la sua relativizzazione: occorre pensarlo cioè come qualcosa di contingente, destinato a passare in una maniera o nell’altra. Il dolore inesorabilmente passa!

A questo mondo nulla dura – per fortuna, neppure il dolore.

 

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