Filippo, Marco e Roberto: uccisi dalle promesse di sanare le morti sul lavoro

di Emilia Urso Anfuso

Una strage. Meglio: un genocidio. Perché i morti di cui parlo sono lavoratori italiani, fanno quindi parte di un settore della società, si può quindi parlare di metodica distruzione di un gruppo di persone, e di annullamento del valore che nella società in cui viviamo essi rappresentano.

Dato 2021 aggiornato al 31 agosto: i morti sul lavoro sono stati 772. Settecentosettantadue.

Secondo le statistiche, che operano attraverso le percentuali, sono più di tre morti al giorno.

I motivi dei decessi, a parte le malattie professionali, sono da riportare agli incidenti sul lavoro, come quello, mostruoso, subito dai tre operai deceduti a Torino sotto il crollo di una gru in Via Genova, o alla superficiale visione del criterio di “sicurezza sul lavoro”: troppe imprese risparmiano non solo sul costo delle risorse umane, ma anche sui presidi che assicurerebbero agli operai, classe maggiormente esposta al rischio, di tornare ogni giorno sani e salvi a casa loro.

Invece no, si parla di sicurezza e ci si batte il petto solo al momento dell’ennesimo decesso. Dal giorno successivo le cronache tornano a essere invase di altre notizie, oggi fondamentalmente dei dati sul Covid.

Di che morte si possa morire in Italia, manca solo la scelta. Si può anche scegliere di morire di promesse mai mantenute. Come quelle dei governi, che nel corso degli anni hanno solo presenziato in tv – che male non fa a chi cerca costantemente applausi e affezione popolare – promesso di voler far qualcosa (Senza mai spiegare cosa) per poi tornare indenni alle loro quotidiane faccende.

Purtroppo, e ribadisco purtroppo, anche per le vittime degli incidenti sul lavoro è stata proclamata una giornata internazionale, che si tiene il 10 ottobre. Inorridisco al pensiero di queste giornate internazionali, che ogni giorno, per diverse ragioni, ci rammentano come a una fetta di umanità bastino le parole, le commemorazioni, il lavarsi la coscienza con quattro menate, per poi rientrare tutti nei binari dell’indifferenza.

Parliamone, perché a fine anno le statistiche aggiornate parleranno di circa 1,200 morti sul lavoro solo per il 2021. Non è difficile far di conto: oltre 3 morti al giorno x 365.

Vi siete abituati anche alle stragi, ai numeri esorbitanti di vittime che passano ormai in secondo e terzo piano, Vi state abituando, in generale, alla morte, criterio alimentato anche dall’avvento della pandemia. Vi abituerete sempre più all’indifferenza, ritenendo in tal modo che essa non vi tocchi? Chiedo per tutte le vittime, e per me stessa. (Fonte: GliScomunicati.it)

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