Film da vedere (o rivedere): ‘Il sipario strappato’ di Alfred Hitchcock. Con Paul Newman e Julie Andrews

di Luca Biscontini

Il sipario strappato (Torn Curtain), è un film del 1966 diretto da Alfred Hitchcock, interpretato da Paul Newman e Julie Andrews. L’idea del film venne al regista fin dal 1951, quando due diplomatici inglesi, Guy Burgess e Donald Maclean, si rifugiarono in Unione Sovietica, causando un grande scalpore.

La sceneggiatura venne affidata a Brian Moore, autore di romanzi di successo come The Lonely Passion of Judith Hearne; per i dialoghi furono contattati anche Keith Waterhouse e Willis Hall, gli sceneggiatori inglesi di Billy il bugiardo, un’opera teatrale molto ben accolta dal pubblico e dalla critica.

Hitchcock fa la sua solita comparsa seduto su una poltrona nella hall dell’Hotel D’Angleterre di Copenaghen ove alloggiano i protagonisti, con in braccio una bimba (in realtà la piccola Emma Kate Walton, di 3 anni, figlia di Julie Andrews) che gli fa la pipì sui pantaloni, mettendolo in un certo imbarazzo. Con Paul Newman, Julie Andrews, Lila Kedrova, David Opatoshu.

Trama
Nell’Europa della guerra fredda, il fisico americano Armstrong va a Copenhagen per un congresso internazionale. Qui, tra l’incredulità di tutti e la costernazione della fidanzata, annuncia di voler passare a lavorare con gli scienziati d’oltre cortina. L’incredibile voltafaccia nasconde però ben altro: Armstrong infatti vuole intrufolarsi nei santuari nucleari dell’Est per carpirne i segreti a vantaggio degli Usa.

“Non uno dei migliori Hitchcock (specialmente nella prima parte), comunque pur sempre un notevole film d’azione a sfondo politico-spionistico. Paul Newman e Julie Andrews sembrano una coppia poco adatta a interpretare il cinema del Maestro e soprattutto Newman risulta assai poco credibile come fisico nucleare (nemmeno il regista fu soddisfatto della sua performance). Eppure le sequenze da ricordare sono tante e la famosa “suspense” è presente in dosi massicce: nella fuga in autobus, nelle snervanti attese che preludono agli inevitabili accerchiamenti dei protagonisti.

La fuga del due da Lipsia fino alla Svezia è costellata di colpi di scena e pare non finire mai. Hitch ebbe da ridire sui fondali utilizzati per la fuga in autobus, si lamentò (e la fece sostituire con quella di John Addison) della colonna sonora di Bernard Herrmann e in definitiva non amò molto Torn Curtain, ma così come Topaz anche qui la cosa non traspare, perché l’intreccio (benché semplice) è interessante e l’azione coinvolgente. Il film dura due ore ma non pesa affatto: il ritmo tenuto serrato dal regista (pur con le inevitabili parentesi d’amore) permette di mantenerci svegli e attenti. In pratica il film è giocato su due binari: quello che dovrebbe portare il dottor Armstrong (Newman) a discutere col “collega” di Lipsia a conoscenza di importanti formule fisico-matematiche per carpirgliene i segreti e quello che invece dovrebbe riportarlo all’Ovest con l’aiuto dell’organizzazione segreta “Pi greco”. I binari si intrecciano, si scontrano fino all’incastro perfetto. Et voilà!”.
(Marcel M.J. Davinotti jr.)

“Il cinquantanovesimo lungometraggio di Hitchcock fu un nuovo successo dopo il flop al botteghino di Marnie nonostante le due superstar Paul Newman e Julie Andrews ebbero degli attriti con il maestro, specialmente Newman che costruiva le sue interpretazioni sulle solide fondamenta delle regole dell’actor studio, metodo che si scontrava non poco con la direzione inflessibile di Hitch, mai soddisfatto in pieno di questo suo lavoro; in special modo la sceneggiatura fu il motivo principale di discordia con Newman, seccato dal fatto che a riprese iniziate non fosse ancora stata ultimata.

Torn curtain è invece uno dei gioielli nascosti della filmografia di Hitch, assolutamente da vedere perché ricchissimo di spunti interessanti sviluppati in una sceneggiatura eccellente e ben articolata in cui gli avvenimenti si susseguono con grande fluidità e qualche perdonabile forzatura.

Nonostante gli attriti con il regista i due protagonisti sono ancora una volta splendidi, non nei ruoli di primo piano della loro carriera, ma in un periodo di grande successo e forma fisica; indubbiamente la bellezza di entrambi li rende una coppia affiatata e ben assortita che funziona grazie alle indiscutibili doti attoriali: la Andrews non viene mai annoverata fra le muse storiche di Hitch, ma rispetto alle famosissime Kelly e Hedren è un’attrice molto più dotata ed espressiva, affascinante ed elegantissima in ogni ciak che la vede in azione nonostante una capigliatura discutibile”.
(Maso, FilmTv)

Luca Biscontini per MondoSpettacolo

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