Film da vedere (o rivedere): ‘La ragazza con la valigia’ di Valerio Zurlini. Con la splendida Claudia Cardinale

di Luca Biscontini

La ragazza con la valigia è un film del 1961 diretto da Valerio Zurlini, presentato in concorso al 14º Festival di Cannes. Ha ricevuto ai David di Donatello un David Speciale per la migliore interpretazione femminile di Claudia Cardinale. Il film è stato poi selezionato tra i 100 film italiani da salvare. Prodotto da, scritto e sceneggiato da Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Enrico Medioli, Giuseppe Patroni Griffi e Valerio Zurlini, con la fotografia di Tino Santoni, il montaggio di Mario Serandrei, le scenografie di Flavio Mogherini, i costumi di Maria Baronj e Gaia Romanini e le musiche di Mario Nascimbene, La ragazza con la valigia è interpretato da Claudia Cardinale, Jacques Perrin, Romolo Valli, Corrado Pani, Gian Maria Volonté, Riccardo Garrone, Luciana Angiolillo.

Trama
Aida è una ballerina dal passato burrascoso. Lorenzo è uno studente serio e di buona famiglia. Nonostante tutto congiuri contro la possibilità di una loro unione, Lorenzo decide di invitare Aida a raggiungerlo a Parma, dove si accolla anche il suo mantenimento. Interviene a un certo punto il professore di matematica di Lorenzo, che convince Aida della rovina a cui questa unione porterà inevitabilmente il ragazzo. Aida suo malgrado capisce che il professore (nonché sacerdote) ha ragione e decide di andarsene.

“La figura di Aida nasce da un incontro del tutto casuale con una persona diventata poi famosissima, ma che allora era una mannequin di una piccola casa di moda e che era innamorata di un vigile urbano. Un giorno l’accompagnai in macchina da Milano verso i laghi. E cominciò a raccontarmi delle cose della sua vita che erano talmente toccanti e allo stesso tempo incredibili, che il personaggio era lì. Non c’era bisogno di modificarlo, si trattò solo di inserirlo in una storia puramente di invenzione”.
(Valerio Zurlini)

“Le classi sono più ferree dei confini. Le linee Maginot e Sigfrido sono dei panetti di burro di fronte alle barriere di classe. Non è vero che un aristocratico sposi un’operaia, o viceversa. Questo accade forse in qualche strana democrazia nordica che ancora si ricorda delle favole di Andersen, ma soltanto lì. Siamo i più feroci tutori delle differenze di classe, più sembriamo democratici meno lo siamo. Alla fine del suo rapporto con la ragazza Jacques Perrin, generosamente, senza calcolo e senza la minima volontà di offendere, fa il gesto tipico della classe cui appartiene, dà dei soldi, punto e basta. Lo fa per aiutarla. Ma come l’aiuta? Nell’unico modo in cui una differenza classista può esprimersi, dandole quella cosa utilissima ma sentimentalmente inerte che è il denaro”.
(Valerio Zurlini)

“C’è un momento di canto alto in La ragazza con la valigia, uno di quei momenti che, al cinema, faustianamente si vorrebbero fermare, fissare per conservare poi a lungo sempre, nella memoria. Possiamo chiamarlo, senz’avere paura delle parole, un momento di poesia, laddove cioè un artista, se lo è, riesce a sciogliere completamente nell’immagine se stesso, il sentimento che lo anima e che ha cercato di trasfondere, per animarla, nella propria opera? Un momento che può essere brevissimo o lungo, preparato o fulmineo, un’inquadratura o una sequenza, ma che riesce a dare, per una quasi miracolosa virtù di sintesi, tutto il senso del film? Se un momento simile può esistere, nel film di Valerio Zurlini è quello in cui Lorenzo, il giovane protagonista, mette sul grammofono un disco dell’Aida (“Se quel guerrierio fossi…”) come omaggio scherzoso alla ragazza che ha ospitato nella sua villa neoclassica che si chiama, appunto, Aida. Uscita da un bagno e avvolta in un giallo accappatoio, la ragazza ascolta dalla cima d’una scalinata e, prestandosi al giuoco, s’avvolge il capo con una salvietta colorata e comincia a scendere le scale. In questo preciso momento Zurlini riprende Lorenzo in un lungo primo piano: il giuoco si è trasformato in un incantamento. A l’amore, come contemplazione, fantasia, sogno che si legge sul viso del ragazzo, uno di quei trasalimenti del cuore che soltanto gli autentici temperamenti lirici riescono a esprimere. E, com’era lecito sospettare sin da Estate violenta, Valerio Zurlini lo è. Una buona novella per il cinema italiano così ricco d’ingegni e così povero di poeti d’amore”.
(Morando Morandini)

“L’ambientazione e il commento sonoro che Zurlini ha saputo dare a La ragazza con la valigia sono d’una tale espressività ai fini del racconto da costituire non il solito appiccicato corredo documentario di “atmosfere” e di sottolineature suggestive dell’azione, ma un elemento organico dell’opera cinematografica. Zurlini non indugia a descrivere e tuttavia non svuota il paesaggio dei suoi valori figurativi, evita ogni uso divertente o puramente allusivo della colonna sonora e tuttavia riesce a far trasparire dai ritmi e persino dalle parole della canzonetta da juke-box un sentimento che essi, presi a sé, neppure si sognano di possedere. Due esempi inversi: l’attacco del disco di Beniamino Gigli con l’aria di Verdi “Celeste Aida“, girato in chiave ironico romantica all’apparire della protagonista del film. L’attacco della canzonetta Tintarella di luna in chiave ironico-drammatica sulla scazzottatura tra il giovane protagonista e un suo violento rivale sulla spiaggia di Riccione. E si deve davvero a questo tipo di robusto possesso unitario del linguaggio cinematografico da parte di Zurlini se la storia tenuissima dei due personaggi si fa meno tenue, si carica di nubi nere, s’illumina di violenta ed effimera luce, si muove, insomma, con densissimo impegno interiore. L’azione si svolge tra Parma e Riccione; gli ambienti chiave sono: la sontuosa casa Fainardi; l’hotel Jolly e la stazione di Parma; la spiaggia e la stazione di Riccione. Eppure, a proiezione ultimata, ti sembra d’aver visitato in un’infinità di luoghi vari e diversi, a differenza di certi film dove l’ambientazione non cessa mai di mutare e ti par sempre di esser al punto di partenza. Il fatto è che il regista ha saputo farti visitare a fondo l’animo dei personaggi: una Claudia Cardinale e un Jacques Perrin di prim’ordine.
(Antonello Trombadori)

 

Luca Biscontini per MondoSpettacolo

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