Fitoestrogeni e cancro. Facciamo chiarezza

di Cristina Piloto

Una ricerca pubblicata in anteprima sulla versione on line della rivista dell’American Cancer Society Cancer, ha valutato la relazione tra l’apporto dietetico di isoflavoni della soia e la mortalità per tutte le cause, in 6.235 donne americane e canadesi alle quali era stato diagnosticato un tumore al seno.
Nel corso di un follow-up di 9 anni, le donne con questa patologia che consumavano isoflavoni in discrete quantità, hanno presentato una riduzione del rischio di mortalità del 21% rispetto alle donne che li introducevano in quantità scarse. Questa riduzione del rischio è stata riscontrata per lo più nelle donne con tumori a recettori ormonali negativi e in quelle non trattate con farmaci anti-estrogeni come il tamoxifene.

“I risultati del nostro studio – precisano gli autori – suggeriscono che i tassi di sopravvivenza possono risultare migliori nelle donne che consumano moderate quantità di isoflavoni”, sottolineando che gli isoflavoni a quali si fa riferimento nello studio sono quelli derivati dall’alimentazione e non dagli integratori. Gli isoflavoni sono fitoestrogeni. Si definiscono in tal modo alcuni composti di origine vegetale che hanno una struttura chimica e una funzione simili a quelle degli estrogeni prodotti dall’organismo umano.
Il legame tra fitoestrogeni e cancro è ancora molto dibattuto. Gli studi epidemiologici mostrano che il consumo di alimenti ricchi di queste molecole ha un effetto generalmente protettivo in particolare contro il tumore del seno (il più studiato in rapporto ai fitoestrogeni). Questo effetto è stato studiato con grande attenzione in Cina e in altri paesi asiatici dove il consumo di soia, e quindi di fitoestrogeni, è particolarmente elevato e di certo superiore a quello delle diete occidentali.
Da tali studi emerge una diminuzione del rischio di cancro al seno, indipendentemente dal fatto che la malattia sia positiva o negativa per la presenza del recettore degli estrogeni (ER), uno dei punti critici quando si cerca di capire l’effetto dei fitoestrogeni sulla proliferazione del tumore. Le cellule ER+ sono infatti sensibili all’azione degli estrogeni, che ne possono stimolare la crescita. In base a risultati di esperimenti di laboratorio è sorto il dubbio che anche i fitoestrogeni potessero agire come promotori del tumore o potessero interferire in qualche modo con l’azione delle terapie ormonali contro il cancro.
Se così fosse, le donne con una precedente diagnosi di tumore ER+ dovrebbero evitare qualsiasi cibo contenente tali sostanze. In realtà la ricerca è giunta a conclusioni differenti, anche se non ancora definitive: il consumo di soia e altri alimenti contenenti fitoestrogeni non è controindicato per nessuno, anche se in caso di una precedente diagnosi di tumore è meglio far riferimento al proprio oncologo per capire cosa è opportuno portare a tavola.
Potrebbe sembrare strano che nonostante i numerosi sforzi della comunità scientifica, ancora non si sia giunti a conclusioni definitive sul rapporto tra consumo di fitoestrogeni e rischio o protezione dal cancro (alla mammella in particolare). In realtà, guardando alla complessità dei fitoestrogeni, al numero molto elevato di molecole che appartengono a questa categoria e alle difficoltà di generare dati davvero confrontabili tra i diversi studi clinici, si può comprendere perché sia così complicato trarre conclusioni inequivocabili.
Innanzitutto bisogna tener conto del fatto che gli effetti dei fitoestrogeni cambiano a seconda del periodo della vita nel quale li si assume: più protettivi contro il rischio di tumore al seno se assunti in adolescenza, più “neutri” se assunti in là negli anni.
Dagli studi sembra comunque emergere che una dieta ricca di fitoestrogeni (e quindi di legumi, frutta e verdura, anche soia) offra protezione anche alle donne già operate al seno (o comunque non rappresenti un rischio). Diverso è il discorso legato ai supplementi a base di fitoestrogeni, che è opportuno evitare nelle persone che hanno già avuto diagnosi di tumore, o assunti sotto stretto controllo medico.
Per chi vuole assumere prodotti a base di soia, in commercio si trovano i fagioli (secchi o surgelati), il latte (scegliere sempre quello senza dolcificanti e oli vegetali, se non quello di girasole spremuto a freddo) o lo yogurt bianco senza zuccheri, derivati come il tofu, il tempeh, il miso, il tamari. Vanno tutti bene, invece è meglio evitare quelli che contengono proteine isolate della soia (burger, cotolette vegetali), in quanto generalmente possiedono anche molti altri ingredienti, tra cui spesso parecchi grassi saturi, sale e conservanti.
La strategia migliore, in conclusione, è sempre quella di non incorrere in eccessi in un senso o nell’altro: niente paura dei fitoestrogeni e degli alimenti che ne contengono in quantità anche elevate, come la soia, ma tanta consapevolezza e informazione, per trarne i benefici senza imbattersi in effetti avversi.
*Immagine Pixabay

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