Frammenti, uno stupido sogno

DI CARLO MINGIARDI

A volte la mattina quando mi sveglio, ho l’impressione di aver assistito a tanti spezzoni di un film senza alcun senso, allora cerco di mettere in ordine le sequenze per cercare di dargli un significato logico…

Ho incontrato Flavio, un mio carissimo amico che è una vita che non lo vedo.
Ho aperto tanti vecchi portoni di legno colorati, ma ho trovato solo stanze vuote.

Ho aiutato una signora in difficoltà, con la macchina ferma, una vecchia “due cavalli” ma poi ho dovuto desistere perché non capisco niente di motori.

Ma nell’ultimo spezzone eravamo una moltitudine di cacciatori, (preciso che non ho mai imbracciato un fucile in vita mia, tranne quando ho fatto il militare…), tutti equipaggiati per l’apertura della caccia. Eravamo in un grande spiazzo e ci incamminavamo per raggiungere le postazioni migliori.

Dovevi scavalcare un muro altissimo, per ritrovarti in una risaia: ogni sei sette file di riso c’era una fila di cacciatori pronti all’arrivo dei volatili, io riesco a trovare una postazione molto più avanti, vicino ad un paesetto.

Sento colpi di fucile a ripetizione, la carneficina era iniziata, quando vedo tra gli alberi le sagome di un airone e un’aquila. Sparo una, due, tre volte, colpisco l’aquila che inizia a cadere lentamente, ma quando tocca terra si trasforma in un bellissimo cane.

Devo prendere una decisione: se dargli il colpo di grazia o lasciarlo andar via seppure sia ferito gravemente…
Apro gli occhi, sono un bagno di sudore e ho il cuore a duemila, mi siedo sul letto e aspetto di calmarmi un pochino.

Inizialmente penso di non avere poi tutte le rotelle al giusto posto, ma poi ripensandoci con più calma, riesco a capire il significato dell’ultimo spezzone.

Me lo tengo per me. Certe cose non puoi condividerle con nessuno, sono troppo intime e personali, in fondo poi era solo uno stupido sogno.

Immagine tratta dal web

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