Franco Battiato. Addio al Maestro della musica italiana

di Chiara Farigu

Se n’è andato stamattina nella sua casa di Milo Franco Battiato. Un gigante della musica. Un genio assoluto. Per decenni ha ‘danzato col tempo, come un filo d’erba’, intrecciando sogni culture e linguaggi, portandoci, con la sua musica, in quei mondi sconosciuti misteriosi ma sempre affascinanti.

Definirlo semplicemente cantautore significa fare torto alla sua arte: è stato compositore, arrangiatore, musicista a 360° gradi, regista e pittore.

Ha cantato l’amore, i sentimenti, la sua visione onirica della vita. Ha sperimentato e amalgamato diversi generi musicali spaziando nel tempo e nelle culture come solo lui sapeva fare. Colto, visionario, mistico, melodico, Battiato ha rappresentato per decenni qualcosa di unico nella musica italiana. Non è superfluo né retorico dire che la sua scomparsa lascia un grande vuoto nel panorama musicale e culturale italiano e internazionale.

Vasta e imponente la sua discografia, ‘La cura’ è uno dei suoi successi maggiori, il cui testo e stato considerato dai critici il più bello e commovente di tutta la canzone italiana. Il tema centrale della canzone è il tempo e il fatto che tutto, anche le relazioni umane, siano condizionate da questo fattore. Indimenticabile l’album ‘Centro di gravità permanente’ che gli ha dato la popolarità, pubblicato nel 1981, da cui sono stati tratti diversi singoli tutti di grande impatto e successo. Un testo che a prima vista appare visionario e strampalato ma che racconta il senso di smarrimento che lo attraversa e della necessità di trovare un punto stabile.

Con lui oggi se va un grande.

Ci resta la sua musica a fare da colonna sonora a questi tempi incerti,  pregni di grandi preoccupazioni. Ancora una volta è lui, il Maestro Battiato a ricordarci  che benché ‘la primavera tardi ad arrivare’, si può sempre sperare che ‘il mondi torni a quote più normali’.

Povera patria

Schiacciata dagli abusi del potere

Di gente infame, che non sa cos’è il pudore

Si credono potenti e gli va bene quello che fanno

E tutto gli appartiene

Tra i governanti

Quanti perfetti e inutili buffoni

Questo paese devastato dal dolore

Ma non vi danno un po’ di dispiacere

Quei corpi in terra senza più calore?

Non cambierà, non cambierà

No cambierà, forse cambierà

Ma come scusare

Le iene negli stadi e quelle dei giornali?

Nel fango affonda lo stivale dei maiali

Me ne vergogno un poco e mi fa male

Vedere un uomo come un animale

Non cambierà, non cambierà

Sì che cambierà, vedrai che cambierà

Si può sperare

Che il mondo torni a quote più normali

Che possa contemplare il cielo e i fiori

Che non si parli più di dittature

Se avremo ancora un po’ da vivere

La primavera intanto tarda ad arrivare

*Immagine Ansa

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche