Gaetano Chierici, Gioie dell’infanzia

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Gaetano Chierici, oltre che pittore di una certa fama, è un uomo politicamente impegnato, e ciò influisce sulla struttura delle sue opere che, pur non rappresentando una vera e propria denuncia sociale, finiscono per testimoniare una convincente delineazione di costumi ed abitudini popolari dell’epoca.

Spesso invitato dai committenti a ripetere le medesime scene – compito che esegue prontamente, attribuendo ai contesti solo lievi varianti – produce scene estremamente suggestive.

Semplici, eppur connotate di quello che è stato definito un verismo intimista, argomento che egli percepisce come peculiarmente congeniale, e che non manca di dotare di quella descrizione aneddotica rivelatasi a tratti godibile e divertente.

Raffigurazioni come quella riportata, relative a situazioni di condivisibile allegria domestica, conquistano una dimensione elevata ed incantevole, anche grazie ad una cura maniacale dei dettagli, molto simile a quella relativa alla ben nota tradizione olandese.

Tuttavia i poveri di Chierici, per quanto chiaramente descritti nella propria indigenza, difficilmente mostrano disperazione o dispiacere; non è infrequente, anzi, la prorompente esternazione di una giocosa serenità.

Quest’ultimo è uno dei motivi per cui Chierici ama raffigurare bambini e madri alle prese con neonati, accentuando l’aspettò lieto della situazione, piuttosto che indugiare su eventuali difficoltà.

Il suo stile, che qualcuno ha chiamato calligrafico, si basa su specifiche modalità di esecuzione dei dipinti, basati su una preparazione di solido disegno, in seguito puntualizzato mediante una precisa delineazione delle espressioni dei volti, per poi passare ad una stesura del colore circoscritta a zone limitate ed effettuata in termini lunghi a sufficienza per evitare possibili confuse mescolanze cromatiche.

Quel piccolo mondo di immagini liete che ha permesso di riservargli l’attributo di pittore delle microstorie, e ha messo in luce la deliziosa attenzione rivolta a quei particolari di tradizione squisitamente contadina come il Lunario del Pescatore reggiano, sovente appeso nelle abitazioni, utilizzato dai contadini per scandire il tempo in base all’alternanza delle stagioni, o la madia, il tipico mobile atto alla conservazione degli alimenti, sempre presente e riconoscibile.

È lo stesso Chierici, nel 1899, a giustificare le proprie scelte in relazione ai soggetti dei suoi quadri: ‘Se nonostante i miei sessant’anni sono ancora vegeto e robusto, se ho potuto superare le peripezie e le acerbe amarezze, che purtroppo non mi furono risparmiate nel corso della mia esistenza, lo debbo a questa arte che si svolge nel sereno ambiente del mio studio, ove liete echeggiano per molte ore del giorno le voci e le risate dei protagonisti dei miei quadri.

Ecco perché la mia arte è stata sempre e lo è ancora rinchiusa nell’umile campo della famiglia’…

Gaetano Chierici, Gioie dell’infanzia, 1878, collezione privata, olio su tela, 69.9 x 52 cm

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