‘Gatti nel mondo’ (manuale per gattofili e amici dei mici)

DI MANUELA MINELLI

Sono tanti i libri dedicati a Sua Maestà il Gatto, ma questo “Gatti nel Mondo” (Aracne Editore), di Giuseppe Enrico Toccafondi è certamente l’opera più completa che spiega e analizza in tono scientifico, ma con un linguaggio semplice per farsi comprendere anche da chi di questo meraviglioso mondo felino conosce soltanto ciò che ha imparato convivendo col proprio micio domestico, origini, varietà, caratteri, provenienze e caratteristiche delle centonovantadue varietà di gatti esistite ed esistenti.

Nato dalla lunga esperienza dell’autore, allevatore di gatti persiani, “Gatti nel Mondo” vanta circa duecentocinquanta tavole a colori, realizzate ad acquerello dallo stesso Toccafondi e ha la preziosa prefazione di Lilia Golfarelli, giudice in tante manifestazioni feline e allevatrice lei stessa di maine coon, la razza di gatto americana famosa per la particolarità della mole imponente, ma con un carattere dolce, equilibrato e addestrabile.

Dalle razze più conosciute e consolidate in tutto il mondo, quali persianisiamesiangoracertosininorvegesisacri di Birmaniaragdoll, l’unica razza di gatto usata per la pet therapy, ai delicatissimi sphynx, i gatti nudi, pixie bobsavannah e bengala, piccoli giaguari dal carattere selvaggio, scottish fold, il micio con le orecchie piegate, turco vanyork e toygertiffanysomalosnowshoes, dalle zampine come candide scarpette di … neve appunto, a tante e tante varietà di piccoli felini domestici semisconosciuti.

Nelle trecentosettanta pagine di questa guida per gattofili e amici dei mici, l’autore tocca tutta una serie di argomenti utili, o meglio fondamentali, non soltanto per chi volesse intraprendere l’attività di allevatore, ma anche per chi decidesse di acquistare un gatto di una razza piuttosto che di un’altra, o per chi vorrà adottare un gatto soriano, non di razza, magari prelevandolo da un gattile o togliendolo dalla strada.

Le patologie e la predisposizione genetica dei gatti ad alcune malattie, varia di razza in razza. L’argomento è vasto, si va dalle malattie ereditarie a quelle genetiche, quelle la cui causa è insita nel genoma, ossia nel patrimonio genetico del soggetto felino.

Una curiosità assai interessante è il paragrafo dedicato alle trentatré varietà di gatti ormai estinte, ossia quei piccoli felini che hanno popolato e anche rallegrato il nostro pianeta ma che, vuoi perché portatrici di importanti difetti genetici, vuoi perché non ritenute interessanti dagli allevatori stessi, hanno cessato di esistere. Come per esempio gli Edimburgh Tailles, nati in Scozia nel 1809 e di cui ormai si è totalmente persa traccia. O il Gao Them, antico gatto thailandese, che presentava nove macchie distribuite in maniera incredibilmente simmetrica su un mantello candido e con degli incantevoli occhi verdi. O, ancora, il Gatto del Paraguay, una volta conosciuto come gatto nano sudamericano, varietà scoperta nel 1830 e riprodottasi non per molti anni a causa del nanismo che genera gravissime problematiche nei feti.

Sapevate che in alcune zone interne della Tailandia si possono ancora trovare i rarissimi Ninlaret Cat,   gatti totalmente neri, compresi occhi, lingua, denti e artigli? E che sono esistiti i Socotranesi, mici di tipo somalo, ma con brillanti striature argentee su mantello candido oppure nero pece? O, ancora, che il gatto bobtail americano è estremamente affascinato dagli oggetti che luccicano e che, proprio come le gazze ladre, tende a prenderli e a nasconderli?

Dall’esperienza di allevatore dell’autore, coadiuvato da altre esperienze di colleghi allevatori, nasce così “Gatti nel mondo”, un ricchissimo manuale, illustrato a colori e di facile lettura, sia per gli appassionati sia per gli interessati alla nascita, alla storia, alle leggende riguardo le moderne varietà di gatto domestico, alle caratteristiche e alla genetica dei piccoli felini domestici. Il libro è un’opera innovativa rispetto alla molteplicità di libri che parlano di gatti, utile per chi alleva e per chi desidera saperne di più, prima magari di cimentarsi nell’affascinante hobby dell’allevamento felino. Allevare gatti è una grande passione, che deve essere portata avanti in maniera corretta, solitamente anche con l’impiego di notevoli risorse economiche, al fine di prevenire patologie soprattutto di ordine genetico e per preservare, tutelare e difendere le attuali varietà di gatto domestico, talvolta influenzate da mode passeggere, che possono deteriorare indelebilmente il pool genetico di una selezione.

Sfogliando le pagine di questo prezioso vademecum, imprescindibile must to have per chi si professa … gattolico praticante, ci si imbatte in storie curiose. Tipo quella della nascita dello sphynx, meglio conosciuto come gatto nudo che poi, a ben guardare, nudo non è, poiché a differenza dei rarissimi kohona, gatti di origine hawaiana, realmente privi di pelo, lo sphynx è dotato di bulbi piliferi. Ebbene, i primi esemplari di questo singolare micio dalle enormi orecchie posizionate su un musetto triangolare, pare siano apparsi come mutazione spontanea determinata dal gene hr, ossia hairless, già nell’antichità, in diverse cucciolate di normalissimi gatti domestici. Ma i primi esemplari a cui si riesce a risalire, tali Nellie e Dick, vennero acquistati nel 1902 da una facoltosa coppia in New Messico, in quanto ultimi esemplari di una stirpe appartenuta agli indiani del pueblo locale. I primi veri esperimenti di allevamento però iniziarono in Canada, con un paio di micetti “nudi”, nati da una cucciolata di randagi e accolti in casa per proteggerli dal gelido inverno canadese. Fu solo nel 1978 che tale Hugo Hernandez, allevatore olandese, iniziò a selezionare questa varietà di felini grazie a Punkie e Paloma, dirette discendenti di quei cuccioli nudi salvati dal gelo anni prima, capostipiti della linea europea della selezione del canadian sphynx. Da quando poi la TICA (The International Cat Association, la più importante federazione felina, di origine nord americana), più di venti anni fa, riconobbe questa razza iscrivendola nei suoi registri, oggi ci sono migliaia di gatti sphynx registrati nel mondo. Ma la storia del gatto erroneamente definito nudo assume aspetti per alcuni versi inquietanti quando a un allevatore viene in mente di tentare un esperimento e creare deliberatamente il gatto bambino, ovvero un’ibridazione tra gatti di tipo munchkin (il “gatto bassotto” con zampe anteriori leggermente più corte di quelle posteriori, nato casualmente da una cucciolata in Louisiana) e sphynx. Così, nel 2006, la TICA riconosce il gatto bambino, una sorta di sphynx … bassotto, come razza sperimentale e di fatto lo inserisce nel Registro Felini rari ed esotici.

Dall’insana propensione dell’essere umano al volersi sostituire a Madre Natura nella creazione di nuove varietà di esseri viventi, hanno origine sempre nuove varietà di felini, che solleticano la vanità di coloro desiderosi di possedere un gatto con un aspetto originale, o con caratteri e caratteristiche creati su misura per i gusti e le esigenze umane, dimenticando però che, comunque venga catalogato quel tenero esserino peloso dallo sguardo magnetico, è sempre un gatto e, in quanto tale, impossibile da “possedere”. Questo perché, ricordiamocelo sempre, un gatto non si farà mai possedere, bensì sarà sempre e solo lui a possedere – oltre al divano e al letto – anche il cuore di noi umani.

 da elisirletterario.com

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