Gen Rosso, liberiamo la felicità

DI GINO MORABITO

C’è chi sostiene che la musica sia il linguaggio Di Dio e, attraverso quel volano, concorrere alla realizzazione di un mondo più unito. Generare un’altra umanità che sa andare controcorrente, abbatte le frontiere, non usa armi. Un’umanità figlia di una storia che cambia all’insegna dell’amore, e abita la vita.

È la testimonianza del gruppo artistico internazionale Gen Rosso che, nato all’interno dell’esperienza dei focolarini su desiderio di Chiara Lubich, da oltre cinquant’anni ci esorta a liberare la felicità.

Una batteria rossa suonata da una “nuova generazione”. Sul palco pochi strumenti, un paio di amplificatori e tanto entusiasmo. È il 1966. Da lì un intersecarsi di vita, viaggi, spettacoli all’insegna della pace e della fratellanza.

«La pace è sempre stato un leitmotiv del Gen Rosso.» esordisce Michele Sole, voce del gruppo «Penso in particolare a una tournée storica nell’ex Jugoslavia, erano gli anni Novanta. Alla pace si affianca il dialogo, un dialogo che abbraccia tutte le latitudini, le persone, le culture, le religioni. Il volano è la musica che, con il suo messaggio universale, arriva a toccare ogni cuore.»

Partiti da Loppiano in provincia di Firenze hanno raggiunto ogni angolo del globo raccontando una storia che cambia.

«Il Gen Rosso esiste da oltre cinquant’anni e ha sempre dovuto rinnovarsi. Questa profonda necessità di cambiamento, per stare al passo con i tempi, ci ha fatto interrogare, talvolta determinando delle crisi. Ma dentro di noi c’è una forza, un’incredibile carica di energia che, quando ci mettiamo insieme e la facciamo brillare, ci illumina a giorno e ci sorprende.»

Ancora oggi il Gen Rosso è composto da venti componenti di dieci nazionalità diverse, ed è la testimonianza che convivere è possibile. Convivere mettendo in risalto i carismi di ognuno come ricchezza per l’altro.

«Per alcuni di noi, a un certo punto della vita, il sacrificio è stato quello di aver lasciato tutto, padre, madre, fratelli, per un ideale più grande, quello della fraternità universale, e contribuire alla realizzazione di un mondo più unito. Come nell’idea di Chiara Lubich unitamente all’esperienza del movimento dei Focolari.»

Olocausto della libertà, un’espressione che ricorre sovente nei versi delle loro canzoni.

«Libertà è cercare di vivere sempre più nella verità, essendo autentici con sé stessi e con gli altri e non attaccandosi a niente. Perché, quando ti attacchi alle persone, alle cose, non sei più libero.»

“La verità vi renderà liberi” (Gv 8,31-42).

«Ogni giorno mi racconto la verità di essere un uomo immensamente amato da Dio Padre e il suo disegno su di me è fare, nella mia vita, grandi cose per lui.»

Gettare il cuore oltre l’ostacolo e affidarsi.

«Il rischio è quello di non riuscire a vedere niente oltre la siepe, ma nei nostri cuori non deve mai spegnersi la speranza. Sperare sempre che il domani sarà migliore di tutto il passato che c’è stato fino a ieri.»

Non possiamo continuare ad innalzare muri laddove invece dovremmo costruire ponti.

«Stiamo edificando una società di muri, di diffidenze, di paure, di razzismo. Da una vita intera il Gen Rosso costruisce ponti, grida dai tetti che siamo fatti per stare insieme, tutti parte della grande famiglia umana. Se lo vogliamo, è possibile.»

Scommettere su una nuova umanità.

«Innanzitutto ci vuole umiltà. Perché quando si è troppo pieni di sé, dei propri pensieri, si può venire a creare un blocco che impedisce di farci aprire all’altro. Dunque apertura a trecentosessanta gradi, e poi cuore, mani. Sono alcuni degli elementi indispensabili per generare una nuova umanità.»

Felici per sempre.

«Sono cresciuto cantando, la mia voce è un dono che qualcuno mi ha fatto da lassù. In piena adolescenza ho vissuto un momento difficile perché ho creduto che, se fossi riuscito ad entrare in un talent televisivo diventando famoso, avrei risolto tutti i miei problemi e sarei stato felice per sempre. Feci il provino per Amici tre anni di fila ma, una volta esibito, non fui mai richiamato. Questo ha generato in me uno stato di infelicità crescente, tristezza, rabbia, vuoto. Quando finalmente ho capito che, per essere felice, non mi serviva andare in tivù, quanto piuttosto riuscire a volere bene gli altri, a cominciare dalla mia famiglia, ho visto la mia vita cambiare. Solo amando il prossimo, occupandomi delle sue necessità, stavo riuscendo a sperimentare una felicità e una gioia mai provate prima.»

Una resiliente capacità di sognare.

«Fin da piccolo ho sempre sognato e non ho mai smesso di farlo. Quando poi ho conosciuto Dio amore, attraverso il movimento dei Focolari, i miei sogni sono diventati realtà. Non mi sono mai arreso né accontentato, ma ho continuato a ricercare qualcosa di grande, senza farmi condizionare dai messaggi dei media. Potrebbe sembrare uno spot, ma talvolta è necessario spegnere la tivù e accendere il cuore.»

 

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