Genitori che si dannano l’anima per quello schiaffo in meno regalato

DI MARIA RONCA

Come carne da macello, che riempie un

tritatutto, si finisce sui social. La violenza non conosce limite. Giovani protagonisti, al negativo, fanno la loro scena tra immagini sconcertanti.

Di nuovo si parla di bullismo e di violenza, un mix esplosivo di cattiveria e di prepotenza.
Giovani senza mordente e senza stimoli.

Un’età bruciata che nega di crescere e di tornare agli istinti animaleschi.
Una tarda maturazione che nello scontro ha innescato un malessere sociale preoccupante, figli senza maternità e paternità, cresciuti senza guida, svezzati troppo presto e manchevoli di ogni attenzione, sbraitano la loro inadeguatezza.

Le trovano, davvero tutte, per farsi spazio in una bramosia dell’essere i e di farsi sentire.
Orfani da tempo combattono il mutismo e chiudono i ponti con un mondo adulto che gli fa troppo paura per  essere affrontato.

Il modo peggiore per farsi notare, si autodistruggono.
L’altro rappresenta ciò che non riconoscono in sé, il sé mai raggiunto inadeguato che cerca una vittima. Possedere, sottomettere una conferma della propria esaltazione, denigratoria di forza. Magra consolazione.

Un invito per fargli la festa, come se non avessimo altro da fare, come se il divertimento sta nel far soffrire l’altro.
Macchinazioni di menti fragili e perverse fuori controllo.
Si sotterrà l’educazione e il rispetto.

Quei tempi delle cucchiarelle che ormai fanno bella mostra sottochiave. Genitori che per troppo bene, si mordono dove non arrivano e si dannano per uno schiaffo in meno regalato.

Maria Ronca, Sociologa

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