Germania Est

DI GIOVANNI BOGANI

 

Sono nel grande atrio, che sembra la navata di una chiesa. C’è anche un enorme crocifisso, in alto, dietro un vetro. L’agonia di Cristo, la madre di tutte le agonie, lì in alto, in evidenza. A ricordarti che, comunque vada, dal dolore più straziante ed estenuato c’è passato anche il figlio di Dio. Quindi tu non lamentarti troppo.

Sono con un mio amico, che non lo dà a vedere ma è preoccupato per me. Mi fa “pat pat” sulla spalla, come per dirmi “non è niente”. Ma né io né lui ne siamo sicuri.

“Icché vu cercate?”. Devo fare un esame.
“Lui un pòle entrare”.
Perché?
“Pòle solo se ll’è con il mezzo di contrasto”.
“Ma questa è una risonanza col mezzo di contrasto”, dico.
“Mah… qui, e ‘un c’è scritto”.
Mi chiedo perché col mezzo di contrasto può venire un amico, senza mezzo di contrasto no.“Guardi, c’è scritto risonanza multiparametrica, vuol dire con il mezzo di contrasto” dico io, sicuro. L’ho letto da qualche parte. Ma in effetti potrei anche bluffare.

Il portiere guarda la prenotazione della visita con molta diffidenza. Riguarda. Nemmeno le guardie della Germania Est quando passavi il confine, nel treno che andava a Berlino.

“Vabbè. Io la faccio passare”, dice al mio amico. Come se dal suo gesto magnanimo dipendesse una certa felicità. È in quel momento che mi ricordo di aver lasciato la carta di identità e la tessera sanitaria in auto. “Aspetti, vado a prendere il documento…”.
“Peffaricché?”.

E anche se non dovrei, mi viene da ridere. Venti minuti per controllare se la risonanza è multiparametrica o paradigmatica, piezoelettrica o postapocalittica, e poi a farla potrei anche essere un altro. Ci inoltriamo nella navata di chiesa, che ad un lato ha anche, in una vetrina, dei paramenti. Mi viene in mente che gli ospedali, almeno in Italia, hanno tutti a che fare con la religione, con la fede nell’aiuto di Dio, o semplicemente con l’idea che il padrone, dopo tutto, è solo lui.