‘Get Out’ (Scappa): film horror di Jordan Peele da vedere (o rivedere)

di Luca Biscontoni

‘Get Out’ (Scappa): film horror di Jordan Peele da vedere (o rivedere)

Stasera in tv su Mediaset Italia 2 (canale 49 DT) alle 21,15 Get Out – Scappa, un film del 2017 co-prodotto, scritto e diretto da Jordan Peele, al suo esordio dietro la macchina da presa. Il film, nella cui realizzazione il regista ha rivelato di essersi ispirato a La notte dei morti viventi, è un thriller/horror con sfumature satiriche riguardo al moderno liberalismo negli Stati Uniti d’America. A fronte di un budget stimato in 4.500.000 di dollari, ha incassato più di 175 milioni nei soli Stati Uniti e quasi 77 milioni nel resto del mondo, per un totale di più di 252 milioni di dollari. Get Out – Scappa si è aggiudicato un premio Oscar nel 2018 per la Migliore sceneggiatura originale (Jordan Peele). Con Daniel Kaluuya, Allison Williams, Bradley Whitford, Catherine Keener, Caleb Landry Jones.

Trama
Per Chris, giovane afro-americano, e la fidanzata bianca Rose è giunto il momento di conoscere i rispettivi genitori quando lei lo invita per un weekend nella sua tenuta di famiglia. Dapprima Chris intravede nel comportamento eccessivamente accomodante dei genitori di Rose un tentativo nervoso di far fronte alla relazione interrazziale della figlia ma, man mano che il fine settimana procede, una serie di inquietanti scoperte lo portano a una verità che mai avrebbe potuto immaginare.


Jordan Haworth Peele, giovane regista e sceneggiatore statunitense, attivo soprattutto in televisione, in cui, presumiamo, si sia solidamente formato, esordisce sul grande schermo con un thriller brillante, che, come è stato riscontrato un po’ da tutti gli addetti ai lavori, colpisce per intensità e originalità delle tematiche trattate. Scappa – Get Out, sulla cui trama è bene non sbilanciarsi per evitare di rovinarne la fruizione a chi non l’avesse ancora visto, riesce, come rare volte è accaduto negli ultimi tempi per altri film dello stesso tenore, a incollare alla poltrona lo spettatore, senza mai fiaccarne l’interesse, laddove il crescendo dell’inquietudine e della tensione è calibrato in maniera esemplare, senza mai cedere alla trappola di qualche prevedibile colpo di scena, solo per il gusto di sbalordire a buon mercato. L’ipnosi, il tema del controllo mentale, che costituisce lo spunto a partire da cui viene tessuto l’intricato intreccio della narrazione, in Get Out diviene la metafora del plagio quotidiano cui siamo costantemente sottoposti, convocando, dunque, chi guarda a risvegliarsi da quel torpore che impedisce di valutare la realtà per ciò che veramente è. Questo – chi scrive ne è persuaso – è il punto di forza del film, quantunque poi si sia voluto appiccicare, per fornire un’ulteriore dimensione etica all’insieme, la questione razziale, sottolineando il parassitismo della classe dominante bianca rispetto a quella nera (viene rievocata anche en passant la beffa che Hitler dovette subire durante le olimpiadi di Berlino del 1936, quando, in barba alla presunta superiorità della razza ariana, Jesse Owens, il celebre atleta nero statunitense, vinse quattro medaglie d’oro, stracciando gli avversari).

È presente anche una critica abbastanza evidente al cosiddetto moderno liberalismo degli USA, giacché la tipica famiglia americana benestante, che nel film costituisce il ricettacolo di ogni male, viene decostruita con meticoloso metodo, svelandone la doppia morale e l’immarcescibile ipocrisia (durante il film viene più volte detto che, se si fosse potuto, si sarebbe votato per la terza volta Barack Obama, il presidente uscente). Non stupisce, allora, che il film di Peele sia piaciuto in particolare al pubblico americano: se si considera che a fronte di un budget stimato in 4 milioni e mezzo di dollari, Get Out ne ha incassati più di 175 milioni nei soli Stati Uniti (e quasi 77 milioni nel resto del mondo, per un totale di più di 252 milioni di dollari), emerge chiaramente quanto le tematiche sollevate abbiamo incontrato il gradimento degli spettatori a stelle e strisce, i quali, evidentemente, come il pungente regista (che ha anche realizzato la sceneggiatura), non tollerano più quel politicamente corretto fin troppo sventolato ma che poi, alla resa dei conti, rimane solo uno slogan che non trova un effettivo riscontro nel tessuto sociale profondo del paese. Get Out, quindi, mescolando superbamente i caratteri tipici del genere thriller/horror con questioni di ampio respiro, è riuscito a diventare un caso cinematografico che non mancherà, ne siamo certi, di provocare ancora molto sconcerto e, soprattutto, una riflessione nient’affatto banale sullo stato dell’eguaglianza razziale, economica e politica dello stato più ricco, potente e influente del mondo.

Luca Biscontini per Mondo Spettacolo

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