Ghiaccio, un racconto senza finale

DI CARLO MINGIARDI

 

“Quante gocce di rugiada intorno a me
Cerco il sole, ma non c’è
Dorme ancora la campagna, forse no
E’ sveglia, mi guarda, non so
Già l’odore della terra, odor di grano
Sale adagio verso me.

E la vita nel mio petto batte piano
Respiro la nebbia, penso a te”
“Quante volte l’abbiamo ascoltata, ti ricordi, andavamo in quel campo di grano vicino l’aeroporto, ci sdraiavamo in terra, guardavamo gli aerei che decollavano e pensavamo a quanti viaggi avremo fatto nella nostra vita.”

“Mi ricordo, eravamo giovanissimi, erano giornate caldissime, ma adesso ho tanto freddo Marco, non sento più le gambe, ci troveranno mai in questo crepaccio di ghiaccio?”
“Certo che ci troveranno, saranno già partiti i soccorsi per la montagna, stai tranquilla Lucia, ci troveranno presto!”

Durante una escursione in montagna, Marco e Lucia avevano perso contatto con la guida alpina per la nebbia, erano scivolati in un crepaccio profondo ed era da due giorni che si ritrovano incastrati in quell’orrido profondo e ghiacciato senza la possibilità alcuna di potersi muovere.

“Ti ricordi quante volte siamo andati a vedere: Nuovo Cinema Paradiso, credo un centinaio di volte, aspettavamo la scena finale per stringerci forte e baciarci. Lucia te l’ho mai detto che ti amo più della mia vita?”
“Si amore mio, me l’hai detto tutti i giorni, tutte le mattine da quando siamo insieme, una vita. Non avrei potuto trovare uomo migliore di te Marco!”

Si sentivano degli scricchiolii sinistri dovuti ai movimenti del ghiaccio, ogni volta Lucia si stringeva più forte a Marco dalla paura, mentre fuori la bufera aveva raggiunto il massimo della sua violenza.
“Ho tanto male alle gambe, credo di essermele fratturate, non riesco a muoverle, è come se non le avessi più, ho la sensazione di essere qui da una vita.”

“Cerca di stare tranquilla Lucia, ci sono io, dobbiamo solo aspettare che vengano a prenderci, dobbiamo avere fiducia e non perdere la calma.”
“Marco ti ricordi quando mi portasti a vedere il concerto dei Pink Floyd a Venezia, avevo appena scoperto di essere incinta di Ginevra, te lo dissi proprio quella sera magica e tu piangesti come un bambino per la felicità. Come farà la nostra bambina senza di noi?”

“Ma perché dici questo? Ginevra è una donna adulta di 33 anni, è bella come il sole, lavora con successo, non gli manca niente, a parte un uomo che riesca a farla felice. E poi rivedremo tra qualche ora la nostra ragazza, su questo puoi starne certa!”
Marco cercava di incoraggiare Lucia, ma anche lui aveva le gambe fratturate e non poteva muoversi, il dolore era insopportabile ma cercava di non darlo a vedere a sua moglie.

Il tempo trascorreva lento mentre i fiocchi di neve cadevano dall’alto del crepaccio, costringendo i due a cercare di togliersi la neve dai vestiti ormai ghiacciati.

“Black, il nostro cucciolone che starà facendo? Pensi che si sia trovato bene a casa di Ginevra? E’ ancora piccolo, ha solo pochi mesi, come farà senza la sua mamma e il suo papà? Tu non volevi prenderlo, ma appena lo hai visto te ne sei innamorato subito.”

“Starà benissimo Lucia! Non ti preoccupare, anche lui lo rivedremo quanto prima e lo cresceremo forte e sano come abbiamo fatto con tutti i cani che abbiamo avuto.”
“Ho tanto freddo amore mio, voglio solo dormire, non voglio sentire più niente, voglio solo che finisca tutto.”
“Non dovevo portarti a fare questa vacanza in montagna, noi siamo sempre andati al mare, è sempre stato il nostro ambiente naturale, non dovevo farlo, perdonami Lucia.”

Mentre Marco osservava Lucia con disperazione, le sue lacrime si congelavano sul viso segnato dal tempo, aveva ormai capito che la loro situazione era disperata, c’era una possibilità su un milione che i soccorsi avrebbero potuto ritrovarli.

In quel tempo interminabile dentro quel crepaccio, insieme alla sua amata moglie aveva ripercorso i momenti più importanti della loro vita, i ricordi si erano accavallati. Un’alternanza di emozioni contrastanti aveva assalito il loro animo come la sequenza di una pellicola di un film.

Questa volta non riesco a dare un finale a questa storia, sono a un bivio e non riesco proprio a decidere, ogni volta è una grande responsabilità anche se si tratta di un semplice racconto. Forse perché mi affeziono subito ai personaggi, questa volta in modo particolare.

Poi c’è l’aspetto emotivo personale, una storia riflette sempre tanto quello che stai provando in quel momento e allora forse è meglio che lascio perdere questa volta, lascio il destino di Marco e Lucia in sospeso, forse lo riprenderò più in la, forse scriverò un altro capitolo.

Lo so, troppi forse, ma oggi è così.
Speriamo passi presto la bufera.

Immagine tratta dal web

 

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità