DI GINO MORABITO
Due tatuaggi sul braccio, la doppia G e la personalità bivalente. The Joker è tornato!
26 anni di carriera alle spalle, 10 album in studio all’attivo, 5 milioni di dischi certificati FIMI. Non vuole essere un fenomeno e non gli va di essere normale, Gianluca Grignani entra nel nuovo decennio con una canzone da cui ripartire.
“Tu che ne sai di me” è la prima anticipazione di un progetto ambizioso: un concept album, dal titolo “Verde smeraldo”, declinato in tre volumi, con un unico filo conduttore per traghettare la sua poetica all’interno della musica.
Personalità forte, intelligenza vivace, talento artistico che non si lascia imbrigliare, scandaglia le profondità dell’animo umano, al ritmo di un rock graffiante e melodico, raccontando i sentimenti a suo modo, naturalmente originale. La rotta è chiara e inconfondibile: destinazione Gianluca Grignani.
Sei nella cucina della casa di tua madre, combattuto se scrivere qualcosa che funzioni subito o che riesca ad esprimere ciò che senti dentro. Viene fuori “Tu che ne sai di me”, una canzone che sta spopolando. Quali sono le tue aspettative nei confronti dell’ultima nata?
«Non è mai stato questo il dilemma! Io trasformo le mie emozioni in canzoni, senza alcuna strategia. “Tu che ne sai di me” è una canzone molto importante per me. È il brano che segna la mia indipendenza, è il brano del ritorno. È un brano in cui spero che in tanti si riconoscano. Credo che sia proprio questa l’aspettativa che ho.»
Quali sono, invece, le aspettative nei confronti di Gianluca?
«Io sono in continua evoluzione con me stesso, cerco sempre di migliorarmi come persona e come artista.»
1994-2020: il continuo movimento di un uomo e del proprio percorso artistico. A distanza di oltre venticinque anni, come racconta Gianluca Grignani la sua storia tra le dita?
«Esattamente come l’avrei raccontata venticinque anni fa. Forse con più consapevolezza e con più maturità.»
Qual è l’esperienza artistica che continui ad accarezzare nei tuoi sogni?
«Continuare a fare la mia musica e fare in modo che la mia musica arrivi a quanta più gente possibile.»
Oggi è cambiato irreversibilmente il modo di fruire la musica, e di comunicarla.
«Sì, hai ragione… oggi praticamente è cambiato tutto! Ma penso che il tutto dipenda da come viene usato. I social, ad esempio, sono un ottimo mezzo di comunicazione, ma – ti ripeto – dipende sempre da come vengono usati.»
Dal tuo esordio artistico, sia per la musica, sia per la poetica dei tuoi testi, sei considerato uno dei principali esponenti dell’inquietudine giovanile degli anni Novanta. Visti dal di fuori, come sono i giovani d’oggi? C’è qualcosa che vorresti riuscire a trasmettere loro?
«I giovani di oggi rappresentano la società in cui viviamo, ma questo vale per ogni epoca. Quello che ho da dire, lo dico attraverso la mia musica. È il modo migliore che ho per trasmettere qualcosa.»
Il massimo un artista lo comunica sul palco, alla sua gente. Osservi qualche rito scaramantico prima di entrare in scena?
«No, assolutamente nessun rito scaramantico! Solo tanta concentrazione, niente di più.»
Il live – immaginiamo – come il linguaggio preferenziale per veicolare le emozioni. Qual è il momento in cui ti emozioni di più?
«I live sono i momenti del mio lavoro che preferisco di più. Mi emoziona particolarmente stare con la gente, respiro la loro energia e cerco di fare in modo che anche loro respirino la mia. È un’emozione continua che dura per tutta la durata del concerto.»
I concerti, i biglietti venduti, le classifiche dei dischi… Ti capita mai di soffrire di ansia da prestazione?
«No, sinceramente non ho mai avuto ansia da prestazione! Cerco sempre di dare il massimo e spero che questo arrivi.»
Hai dichiarato di “aver dovuto imparare ad essere un uomo che sa stare da solo”. Che rapporto hai con la solitudine?
«Non ho paura della solitudine! È importante imparare a stare soli… ci si scava dentro. A volte, stare un po’ “in solitudine” credo sia costruttivo per sé stessi.»
Di te si sa che sei ribelle, anticonformista, ansioso. Per te chi è Gianluca Grignani?
«Semplicemente un uomo, con i propri pregi e difetti.»
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