Giornata mondiale del gatto. Storia di Carloalberto e la gattara

di Chiara Farigu

Era il 30 marzo di due anni fa, eravamo in piena pandemia. Non potevamo uscire di casa se non per esigenze lavorative e di salute o per fare  acquisti di prima necessità. Sembra un secolo fa. Anche se il virus, come ci ricordano gli esperti, circola ancora indisturbato e continua, in virtù delle varianti che si susseguono, nella sua opera di contagio.

Quel giorno, un’immagine dolcissima ha illuminato, anche se per pochi minuti, un momento di ‘svago’ rubato alle misure restrittive imposte dal confinamento. Immagine riaffiorata oggi, nella giornata mondiale del gatto, dall’angolo dei ricordi in cui era stata frettolosamente archiviata.

Ricordo che dedico a lei, una delle tante ‘gattare’ che, nonostante i pochi mezzi a disposizione, si prende cura dei randagi del quartiere offrendo loro cibo, un riparo dalle intemperie e soprattutto il calore di cui è capace.

È arrivata puntuale come ogni giorno. Ma oggi ha una luce diversa. O forse era diverso il mio stato d’animo. Non conosco il suo nome né so niente della sua vita. So che ha un animo gentile e questo mi basta.

Non ha il portamento di Mary Poppins ma il suo borsone ci somiglia molto. Poco alla volta lo svuota del suo contenuto: bottiglie d’acqua, ciotoline di polistirolo, bustone di crocchette e avanzi di cibo consumato poco prima.

*Immagine Chiara Farigu

La scruto dalla mia panchina. Con un occhio osservo i suoi movimenti, con l’altro il mio barboncino che, essendo completamente cieco, sbatte da un albero all’altro.

Prepara accuratamente le porzioni. Poi li chiama: Mimì, Pallino, Polpetta, Fiocco, la pappa è pronta! Li vedo arrivare, alla spicciolata. Si strusciano attorno alle sue gambe, annusano il cibo, si acciambellano. Lei si china per accarezzarli, ma con gli occhi cerca qualcosa o forse qualcuno che ancora manca all’appello.

Si rialza a fatica, si aggiusta i capelli e si fa ombra con la mano sulla fronte: Carlo Alberto, dove sei? Chiama uno due tre e più volte. Da lontano vedo sbucare un gattone. Bellissimo, maestoso. E subito capisco il perché di quel nome regale.

Prima di andar via dà uno sguardo alle cucce che lei stessa ha sistemato in un angolo remoto del parco, ciao, ci vediamo domani, li saluta. Se ne va col suo borsone. E con lei, se va l’immagine più bella che ho visto quel 30 marzo scorso nell’unico momento di ‘svago’ della mia quarantena.

E mentre accenno un sorriso, Nikita,la mia gatta sorniona, dorme  beatamente accanto alla sua cuccia ‘regale’. Nessun pensiero sembra turbarla. Lei, ex randagina, ha trovato l’America.

*Immagine Chiara Farigu

Chiara Farigu

Pubblicato da Chiara Farigu

Insegnante in pensione, blogger per passione. Laureata in Scienze dell'Educazione, ama raccontarsi e raccontare l'attualità in tutte le sue sfaccettature. Con un occhio particolarmente attento al mondo della scuola e alle sue problematiche