DI ORNELLA SUCCO
Inghiottite le cime
dei monti più lontani,
sparita la collina
nella densa foschia,
si fa cupo l’inverno
incapace, peraltro,
di sciogliersi nel pianto
della pioggia battente.
Tutto resta sospeso,
quasi senza sapere
se posarsi o fluttuare,
se credere davvero
che quel pallido cerchio
appeso su nel cielo
sia davvero la stessa
stella che ci trafigge
nei meriggi d’estate.
All’inedia del giorno
sembrano ribellarsi
soltanto i rami nudi
degli alberi del parco
che si innalzano scarni
come braccia protese
sperando di squarciare
questa coltre di grigio.

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