Giosetta Fioroni e i suoi argenti

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Quando si parla di Giosetta Fioroni si tende sempre a sottolineare come sia stata l’unica donna ad entrare a far parte della Scuola di Piazza del Popolo, ma questo dettaglio, pur incontestabile, rischia di ritorcersi contro un’immagine che in realtà ha significato molto altro.

Se intervistando l’artista Georgia O’Keeffe, le facevano notare che era considerata uno dei migliori pittori donna al mondo, lei rispondeva, con una non trascurabile grinta, di essere uno dei migliori pittori e basta.

E aveva ragione, allo stesso modo in cui la Fioroni, una delle esponenti più in vista ed importanti del Novecento, non ha nemmeno bisogno di ribadire la propria non convenzionalità di genere: a parlare sono le sue stesse opere, rivelatrici di una cultura pop sperimentale e indagatrice, volta ad eviscerare le relazioni sentimentali tra gli individui, ma al contempo pronta a ribadirne la fondamentale diversità, pur cimentandosi in un ambito simile, ad esempio con Andy Warhol.

Ciò che, per quest’ultimo, è la verità – Warhol propone immagini dirette a colpire la collettività attraverso qualcosa che appartiene ad una irrinunciabile e desiderata realtà quotidiana – per Giosetta Fioroni è una sorta di visionaria rappresentazione in cui si mescolano elementi favolistici e spettacolari nel senso più radicale del termine, secondo quelle tendenze che la porteranno ad esprimere la propria creatività nei campi più diversi, dal teatro, alla fotografia, alla televisione.

Sono gli anni Cinquanta e Sessanta, in cui vive la sua Parigi e ne riporta a casa le esperienze di momenti legati materialmente anche alla tangibile produzione industriale, in cui troveranno forza e forma i suoi celebri Argenti, riuniti in una serie di fotografie proiettate sulla tela e in seguito ridisegnate con l’ausilio dei nuovi colori industriali, in particolare appunto l’argento da cui la denominazione.

Una evoluzione risultato del significativo percorso intellettuale di una artista che, fin dai primi anni di vita, vive e respira arte e cultura, grazie ad un padre scultore e ad una madre marionettista, nella cui casa è possibile incontrare scrittori e poeti del calibro di Vincenzo Cardarelli.

La frequentazione del Caffè Rosati, storica caffetteria della capitale, celebrata, tra gli altri, dal critico d’arte Antonello Trombadori, alla quale quest’ultimo dedicherà uno dei suoi celebri componimenti in dialetto romanesco.

L’intellettuale comunista, figlio dell’eccellente pittore Francesco, alloggerà per un periodo in un palazzo romano intitolato, durante il periodo fascista, a Ivo Oliveti, deceduto in Etiopia presso Axum, il cui indirizzo, via Carlo Poma 2, diverrà tristemente celebre a seguito del delitto di Simonetta Cesaroni, il 7 agosto 1990; nello stesso stabile, come riportato da Massimo Polidoro in Cronaca nera, abiteranno anche Paolo Panelli e Bice Valori, oltre a Maurizio Costanzo, mentre il cortile farà da sfondo ad alcune scene del film Mignon è partita, di Francesca Archibugi – e la conseguente vicinanza di importanti personalità dell’epoca, tra cui Mimmo Rotella, Mario Schifano e Jannis Kounellis, contribuirà alla fondamentale delineazione di una protagonista sui generis.

Amante della storia dell’arte, dello spettacolo e del cinema, estrapola immagini e dettagli per poi ricostruirli nel suo fantastico stile storicamente iconico, spesso senza remore e comunque sempre lontana da qualunque ipocrisia, tanto che, nel 2009, ritrarrà la discussa rockstar Marilyn Manson.

Forte, anticonvenzionale, anticonformista. Unica, come tuttora rimane…

Giosetta Fioroni con uno dei suoi Argenti, anni Sessanta
Immagine: web

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità