Giotto, Vergine annunciata

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

L’incredibile, manifesta originalità di Giotto si esplica nuovamente nelle innovative rappresentazioni dell’autore, il quale non si accontenta di una raffigurazione consueta.

Con i personaggi che potremmo aspettarci di vedere, al contrario sceglie la particolare fissazione di quell’atto identificabile come risultato di un disegno divino identificato come eterno consiglio.

Vergine madre, figlia del tuo figlio, umile e alta più che creatura, termine fisso d’etterno consiglio; la terzina dantesca, nel canto XXIII del Paradiso, pronunciata dal santo mistico Bernardo di Chiaravalle, cui Beatrice affida Dante affinché lo conduca, nell’Empireo, alla visione di Dio.

La Vergine Maria, definita umile e alta, tale per apparente contraddizione di creatura – al contempo umile e nobile in quanto serva del Signore e madre del Cristo – è scelta nel suo ruolo direttamente da Dio, appellato Eterno Consiglio – predestinata, come ognuno di noi, in un disegno preesistente ab origine ed eterno.

E gli artisti hanno spesso attinto – lo stesso Michelangelo, nella Pietà, rappresenta Maria apparentemente più giovane di Gesù, in quanto figlia del suo figlio – alle espressioni riportate nella Divina Commedia per realizzare le proprie opere.

Giotto, letteralmente, sceneggia e dirige una scena destinata a rimanere incastonata nella storia dell’arte sia per la bellezza che per la modernità, caratteristica, quest’ultima, cui peraltro non manca di abituarci e sollecitarci in continuazione.

Al cospetto di Dio, collocato in un riquadro posto alla sommità dell’affresco, si trovano due figure poste specularmente l’una di fronte all’altra, e collocate in uno scenario simil teatrale, peraltro corredato della presenza di una tenda atta ad accentuarne, agli occhi dell’osservatore, la diretta incisività.

Nel particolare è presente il dettaglio della Vergine Annunciata, inginocchiata davanti all’Arcangelo Gabriele, al cui saluto risponde, pur rimanendo, come da racconto evangelico, turbata ma allo stesso tempo consapevole della sua funzione di messaggero di Dio.

Il gesto di incrociare le braccia ne sottolinea la ferma determinazione nell’accettare un disegno divino superiore, e ne evidenzia la sottomessa umiltà nel realizzarne materialmente la volontà, esattamente come la composta dignità dei suoi gesti ne afferma il solenne decoro di sapiente creatura prescelta.

La luce rossa, che si intravede sullo sfondo, allude al colore convenzionalmente attribuito allo Spirito Santo, simboleggiato da una fiamma ardente, la cui presenza di evince anche dagli elementi scompigliati da un vento improvviso e mirato; quello stesso vento che, nella Deposizione, di Raffaello, scompiglia i capelli del giovane Grifonetto Baglioni, alla cui memoria per volontà della madre committente, Atalanta Baglioni – quest’ultima raffigurata in veste di Madonna – è dedicata l’opera.

Un contesto sobrio ed elegante, le cui architetture prospettiche delineano e disegnano una scena maestosa e incorruttibile, pervasa da una presenza divina, materialmente riscontrabile, tuttavia diretta ad essere individuata esclusivamente all’attenzione di chi si dimostra preparato a riceverla…

Giotto 1266 – 1337
Vergine annunciata (1306c.)
Affresco (150 x 195 cm)
Padova – Cappella degli Scrovegni

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