Giovani e alcool: un problema da comprendere

Di Cristina Piloto

Al giorno d’oggi è frequente che i giovani (anche giovanissimi) possano eccedere con le bevande alcoliche, a volte più occasionalmente, in altri casi anche molto spesso. Questo tipo di comportamento, qualora si verifichi quasi quotidianamente, o arrivi a provocare forti malesseri o ancora addirittura metta in pericolo la vita della persona (per esempio quando accade che si guidi la macchina da ubriachi), ovviamente diventa un rischio per la salute e per la vita del ragazzo/a che ne abusa, e talvolta anche per chi gli è vicino.

A livello fisico le bevande alcoliche possono nuocere all’organismo, quando l’uso è appunto eccessivo e abituale. Oltre a danni al fegato (cirrosi ed epatiti) si è vista un’associazione tra abuso di alcolici e l’insorgenza di ben sette tipi di tumore (della bocca, della gola, della laringe, dell’esofago, del fegato, del colon e della mammella).
Ora, può capitare, soprattutto nei giovani, ma non solo, di trascorrere serate in cui si beve un bicchierino in più, ma questo è ben differente dal farlo tutti i giorni o in maniera eccessivamente smodata magari nel weekend, e spesso per nascondere un disagio che non si riesce ad affrontare in altro modo.
Il compito dei genitori, ma non solo, anche dei professori, o di chiunque sia a diretto contatto dei ragazzi, è sicuramente quello di riuscire a recepire messaggi, magari sottesi ad atteggiamenti più o meno manifesti, ed eventualmente cercare di capire, qualora ci fossero, delle problematiche relazionali. Il momento dell’adolescenza è un periodo assolutamente unico, e pieno di stravolgimenti, sia fisici che mentali. Per la prima volta il corpo cambia, i rapporti con gli altri si fanno magari più complicati e, soprattutto, ci si ritrova a dover fare i “conti” con l’altro/a diverso/a da noi in modo completamente nuovo.

Tutto è una scoperta, e una modificazione continua, ed è naturale avere crisi, mettersi continuamente in discussione, cercare e scontrarsi, anzi sarebbe strano il contrario! Tuttavia, qualora si arrivi a questo delicato momento, senza avere quel tanto di certezza e identità interna, tale da far fronte alle mille crisi e sommovimenti tipici dell’adolescenza, si potrebbe ricercare in sostanze esogene come l’alcol o la droga, quel lasciarsi andare che invece deve essere strettamente legato al rapporto interumano. E qui, il ruolo dell’adulto vicino è essenziale, per identificare quanto mai più precocemente segnali “anomali”, ben differenti dal fisiologico essere adolescenti, che è contraddistinto da una moltitudine di emozioni e sconvolgimenti, ma mai patologici.

L’alcol può sembrare una via più accessibile della droga, perché si può reperire molto più facilmente, ma gli effetti che può provocare, a lungo andare, sono comunque molto dannosi. Inoltre compromette l’attenzione e la concentrazione, e ciò può portare a mettere in pericolo la propria vita, e quella di altre persone, qualora per esempio si guidi una macchina da ubriachi.
Rimane quindi fondamentale saper recepire fin da subito ciò che il proprio figlio/a ci sta chiedendo, ben prima che cominci magari una situazione di abuso di alcol. E questo si può fare in un unico modo: rapportandosi con i giovani. Ma non in modo falso e prettamente a scopo educativo, ma interagendo con loro mettendo in gioco tutta la nostra affettività. Solo in questa maniera si può cercare di ottenere dei risultati tangibili. Infatti, nel caso in cui i ragazzi affrontino, per esempio, l’esordio di malattie psichiche durante l’adolescenza, questo sarà sicuramente il miglior modo per avvicinarsi e mostrare un interesse autentico per la loro salute e benessere psichico (e quindi anche fisico).

Imporre regole, o cercare di istruirli sui danni dell’alcol o della droga, potrebbe non funzionare, qualora alla base ci sia già una malattia in progredire, perché il tentativo è proprio quello di autoledersi, o ancora peggio, di non sentire più nulla. Invece ciò che è essenziale è far riemergere quel tanto di identità sana che ancora c’è sotto, e diventa fondamentale saperli eventualmente indirizzare verso percorsi psicoterapeutici mirati a curare e non a sostenere.

Proprio per questo è altrettanto essenziale avere figure come psichiatri o psicologi che lavorino nell’ambito degli ambienti che quotidianamente i giovani frequentano (la scuola soprattutto), o in luoghi che possano essere accessibili in maniera facile e veloce.
L’interesse per la salute fisica va benissimo, ma ciò che deve passare, è sempre che questa va spesso di pari passo con il benessere psichico (tanto più se si tratta di giovani), e qualora questo venisse a mancare, c’è bisogno di poter trovare il giusto modo per affrontare la situazione, senza mai perdere quella sensibilità e affettività che contraddistingue gli esseri umani che non sono caduti nella malattia.
Per approfondire tale argomento, consiglio un bel libro della casa editrice L’asino d’oro, “Abuso di alcol”, di Viviana Censi, Francesca Padrevecchi e Enrica Salvador, in cui vengono trattati argomenti anche difficili, ma stimolando interesse e con semplicità di linguaggio.
Non dimenticando mai che i giovani hanno tanto da dare, occorre però stare dalla loro parte.
*immagine tratta dal web

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