Giovanni Bartolena, Campagna di Campolecciano

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Il pittore Giovanni Bartolena proviene da una famiglia agiata e decisamente non estranea al mondo dell’arte.

Lo zio Cesare, in particolare, è un noto artista, specializzato nella rappresentazione di eventi bellici, e non mancherà di instradare il nipote in tal senso, pur non potendo incidere su di un carattere ribelle, e definito da alcuni tendenzialmente anarcoide.

L’insofferenza tipica di un’indole a dir poco esuberante, si manifesta quasi immediatamente anche all’Accademia delle Belle Arti di Firenze, che il giovane Giovanni frequenta, partecipando ai corsi del maestro Giovanni Fattori, e da cui altrettanto presto viene espulso per eccesso di insubordinazione.

In seguito riammesso, grazie all’intervento del nonno, fatica comunque a sottostare ad una determinata disciplina, e ciò influisce notevolmente sull’espressività delle sue opere: originali e poco scolastiche; in linea con quella genialità, a tratti subdola, spesso collegata ed accompagnata a tendenze caratteriali pressoché indomabili.

Frequenta i Macchiaioli, tra i quali Telemaco Signorini e Silvestro Lega, ma pur indubbiamente stimandosi e mutuandone aspetti tecnici e raffigurativi, Bartolena esprime altro: qualcosa di difficilmente identificabile, al contrario anche scarsamente etichettabile.

Una tipologia artistica che rifiuta di lasciarsi incasellare, assecondando la necessità impellente di instaurare una sorta di rapporto diretto con gli oggetti da ritrarre.
Sì, poiché l’autore predilige nettamente nature morte e paesaggi, tra l’altro rendendoli in maniera semplice, ma non semplicistica: forme che vivono in una lineare essenzialità, estremamente comunicativa grazie alla calda accoglienza di quei colori, si dice spremuti direttamente dal tubetto, ad anche per questo così veri e diretti.

Il benessere originario, inizialmente un vantaggio in grado di garantire, per altri, impensate possibilità di scelta, finisce tuttavia per rivelarsi un pericoloso boomerang, i cui capricci, inizialmente forieri di decisa autodeterminazione, finiscono per rivelarsi controproducenti all’appropinquarsi di una preoccupante crisi economica che investe la famiglia.

È il momento in cui l’artista è costretto a fare i conti con la prospettiva di considerare la pittura come un serio mezzo di sostentamento, ed occorre riconoscere come egli non si dia effettivamente per vinto, al contrario elabori nuove strategie realizzative, sempre poco inclini al compromesso, ma orientate ob torto collo in senso più diplomatico.

Campagna di Campolecciano, località di Castiglioncello, rivela molto riguardo la personalità dell’autore e ne esplica gli evidenti elementi descrittivi, che tutti riescono a comprendere, e certamente non possono ignorare…

Giovanni Bartolena, Campagna di Campolecciano, non datato, olio su cartone, 16×29 cm. – Collezione privata
Immagine: Guglielmo Bigatti Flickr

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