Giudici degli altri, ma mai di se stessi

DI MARIA RONCA

Li ho sentiti i giudizi di valore nei tanti diabolici esseri impietosi di chi getta le vittime in pasto alla solitudine.
Abitano solitari l’esistenza, hanno un profilo basso, sostano senza esporsi mai abbastanza, per non farsi riconoscere.
Guardano con aria di supponenza, ti imbrogliano con la lingua per lasciarti l’amaro in bocca. Tutta scena!
Lavorano all’ombra, hanno sembianza d’angelo, dentro tengono a bada la belva che, uscirà quando meno te l’aspetti.
Sono convinti di ingannarti, di controllarti, di soggiogarti e cospireranno fino a farti impazzire.
Tirano la corda, tirano la linea “Questo e quanto e fatelo bastare”.
Giudici degli altri ma mai di se stessi: “Non sei, dovresti, potresti…” perdono il pelo, ma mai il vizio.
Maniaci del controllo tengono distanze, vivono l’attimo, fuggono, tornano e ripartono con la neve in tasca.
Tengono a battesimo la vittima di turno il tempo di ricaricarsi, hanno spazi privati e tempi sincronizzati.
Il denaro è merce. Usa e getta. Tutto è calcolato.
Fioccano aggettivi per affossare: “Sei mantenuta, non vali niente”.
Si nascondono bene dietro le anomalie, i trucchi linguistici, le deviazioni ataviche che consumano la mente di chi subisce.
Sono in mezzo a noi, ci sabotano con il ruolo e le fesserie, con il miele ti comprano, con il sale ti vendono.
Non si fanno scrupoli, svuotano l’anima dei malcapitati, ti incollano le loro imperfezioni e pensano a come mostrarti al mondo e quando non ci riescono sono rabbiosi e spudorati.
Controllare una persona economicamente è una dipendenza, è violenza, come le altre e fa vittime.

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