Giuseppe Maria Crespi, Scaffali con libri musicali

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Giovanni Maria Crespi è umano e popolare, due caratteristiche che potrebbero apparire scontate per un artista, ma nel suo caso connotano l’intrinseca sensibilità di chi, anche nel realizzare una semplice decorazione, rifiuta lo stesso concetto di natura morta per elevarlo a qualcosa di vivo e pulsante.

Detto lo Spagnolo, data la sua abitudine di vestire abiti spagnoleggianti che già ci forniscono preziose indicazioni riguardo ad una personalità indipendente e anticonformista, il pittore bolognese, pur formandosi sui classici veneti e sui concittadini Carracci, mai si relega ad un ambito imitativo.

Al contrario ne recepisce le basi per poi assurgere ad un livello non necessariamente superiore quanto differente: una sorta di percorso diverso e parallelo, la cui originalità, in un’ottica anticonformista, regala all’osservatore un nuovo punto di vista: noi vediamo ciò che è rappresentato, ma non possiamo esimerci da uno stupore comprensivo che cattura sguardo e attenzione, facendo apparire ciò che non è, o meglio non sarebbe, dato che la proposta visiva si pone in maniera talmente attraente dal rasentare la destabilizzazione.

Insofferente ad una concezione accademica ormai improntata alla ripetitività, Crespi, pur inizialmente trattando anche i classici temi mitologici, via via si distacca da una dimensione che percepisce distante e poco consona alla propria verace personalità, dedicandosi a quelle scene di vita quotidiana indicative di una realtà tangibile, umana e oggettistica oltre che oggettiva.

La realtà in veste di fervida ispirazione, ma non solo per ciò che riguarda ruvide scene di impatto diretto e scabro – la ragazza ritratta mentre cerca di trovare una pulce nascosta sotto la sua camicia, rappresentata di fronte ad un catino in cui quest’ultima dovrà poi essere affogata, rende l’idea di una veridicità senza mezzi termini in grado di prescindere dalla bellezza per indagare anche l’irrinunciabile sordido – a maggior ragione per dotare e nobilitare gli stessi oggetti privandoli della qualifica semplicistica e originaria di natura morta.

Gli Scaffali con libri musicali, che Giuseppe Maria Crespi realizza a superba decorazione scenografica sugli sportelli di una libreria del Conservatorio di Musica di Bologna, mostrano l’essenza di una concezione altra rispetto a quanto richiesto.

Incaricato di simulare l’ovvia realtà – quanto di più prevedibile, in un istituto musicale, è la presenza di libri e spartiti a tema – l’artista interviene come nessun altro avrebbe meditato, rappresentando, sì, gli oggetti richiesti, ma lungi dal limitarsi all’ordinaria proposizione di una schematica scaffalatura.

Letteralmente connota di un afflato di vita l’intero contesto, che improvvisamente si anima di presenze invisibili che quei libri hanno mosso, toccato, consultato, talvolta lasciato in disordine, e di cui si sono presi appunti come si evince dalla presenza di pennino e calamaio.

Non è casuale nemmeno l’effettiva disposizione, che vede in alto ieratici, solidi volumi, meno passibili di una consultazione frequente, a differenza di quelli posti sui piani inferiori vorticosamente trattati e scartabellati con prevedibile distrazione dettata dell’impeto immediato di una creazione imminente.

Vediamo il musicista, in preda al furore creativo, che si avventa sui testi, afferra i fogli, e trascrive idee sullo spartito; tutto in una natura morta che di morto non ha nulla, al contrario origina e salvifica la materia…

Il dipinto è stato utilizzato come scenografia per la trasmissione televisiva Lezioni private, di Vittorio Sgarbi.

…”sono libri, ma dentro quei libri non c’è soltanto la verità del pensiero di chi li ha scritti, né solo la polvere depositata dal tempo; si sente che c’è una mano che li ha mossi, che ha dato loro il soffio della vita…

Perché l’arte è nella forma, l’arte è nella capacità che il colore, il pennello dell’artista ha di rendere viva l’immagine.

Questo è lo stile, questa è l’arte: la capacità di trasmettere la vita attraverso un’immagine, che non è un’immagine morta, che non è un’immagine finta, che non è scenografia. È esistenza. L’arte coincide con la vita”. – Vittorio Sgarbi, Lezioni private

Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), Scaffali con libri musicali, m.1.59×0.74, Bologna – Conservatorio Musicale G.B. Martini
Immagine: web

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