Giuseppe Valditara, neo ministro dell’Istruzione: sarà all’altezza dell’arduo compito questo professore universitario nonché senatore di lungo corso?

di Vittorio Lodolo D’Oria

Nel mezzo secolo appena trascorso, gli interventi apportati alla scuola – con numerose riforme – non hanno prodotto alcun miglioramento. Prestigio degli insegnanti, retribuzione, tutela della salute professionale, politica previdenziale, rinnovi contrattuali sono stati inesistenti o non adeguati.

Sappiamo che le riforme difficilmente incontrano il consenso degli addetti ai lavori e, di recente, le due più contestate sono indubbiamente la “riforma Gelmini” per il centrodestra e la “Buona scuola” di Renzi per il centrosinistra. Non hanno fatto certamente meglio i governi tecnici: basti ricordare quando Mario Monti, allora primo ministro, in trasmissione su RAI 3 il 25.11.12 affermò che gli insegnanti erano “corporativi, poco disponibili ed egoisti” perché non volevano allungare, senza contropartita, il loro orario di lavoro che l’esimio professore riteneva essere solo quello di docenza frontale come vogliono i più biechi stereotipi sulla categoria docente. Venendo infine a tempi più recenti, constatiamo che la fiducia nel M5S – votato nel 2018 in modo plebiscitario dagli insegnanti – si è risolta in un flop che non ha lasciato rimpianti.

Eccoci, dunque, alla nomina di Giuseppe Valditara alla guida del dicastero di Trastevere: un compito titanico, dal rinnovo del contratto scaduto, al reperimento dei fondi per finanziarlo adeguatamente; dal riconoscimento delle malattie professionali, alla tutela della salute dei docenti; dalla rivisitazione della previdenza ai troppi casi di presunti maltrattamenti a scuola. Sarà all’altezza dell’arduo compito questo professore universitario nonché senatore di lungo corso? Considerati i risultati sopra enunciati, è legittimo un sentimento di sfiducia nei confronti di qualsiasi parte politica e di qualsiasi ministro ma, nel caso di Valditara, si accende una fiammella di speranza se andiamo a rileggere una sua interrogazione depositata al Senato (13.01.11) in cui si dice che:

–        molti studi già realizzati in alcuni paesi avanzati come la Francia, la Germania e il Giappone hanno mostrato che la categoria professionale degli insegnanti, considerata a tutti gli effetti una helping profession, risulta la più esposta a patologie psichiatriche;

–        un recente studio retrospettivo osservazionale è stato realizzato nel 2002 in California… e mostra come gli insegnanti siano i più soggetti anche a patologie tumorali, tra le quali la neoplasia maggiormente osservata è il tumore al seno (la popolazione docente è all’82% femminile);

–        in Italia non si dispone ancora di ricerche epidemiologiche accurate e aggiornate circa l’incidenza delle patologie professionali (psichiatriche e neoplastiche) legate all’insegnamento; 

–        l’allungamento dell’età pensionabile è stato introdotto pur non disponendo ancora di informazioni e dati nazionali circa l’incidenza delle patologie professionali nel corpo docente;

E se – già 11 anni fa – Valditara aveva presente la situazione, oggi ulteriormente peggiorata, non potrebbe essere l’uomo giusto per mettere mano a questa imbrogliatissima matassa denominata scuola? Tanto più che dimostrava di avere ben chiare le soluzioni necessarie da proporre allora ai Ministri interpellati:

a)      ricerche epidemiologiche finalizzate all’acquisizione di tutte le informazioni e i dati riguardanti: l’entità del “disagio mentale professionale” degli insegnanti nel nostro Paese, l’incidenza delle patologie psichiatriche e neoplastiche nelle assenze per malattia e negli accertamenti sanitari operati dalle Commissioni Mediche di Verifica afferenti al Ministero Economia e Finanze, il consumo di psicofarmaci (antidepressivi, ansiolitici, ipnotici) e il tasso suicidario della categoria dei docenti;

b)      corsi ed eventi nazionali e regionali di formazione per i dirigenti scolastici sul tema della prevenzione, del riconoscimento precoce dei segnali di disagio e soprattutto della gestione appropriata del disagio mentale professionale, anche attraverso il ricorso alle competenti Commissioni Mediche di verifica del Ministero dell’economia e delle finanze;

c)      esame dell’andamento dei casi di patologia psichiatrica negli insegnanti nel corso del tempo, per calcolarne l’incidenza anche al fine di valutare gli effetti della posticipazione dell’età pensionabile;

d)      stanziare risorse sufficienti per le suddette iniziative e per l’applicazione del D.Lgs 81/08 nella scuola, anche attraverso opportune azioni di sensibilizzazione dei medici (di base, specialisti, componenti delle CMV), nonché attività di informazione, formazione prevenzione, cura e ricerca a favore di docenti e personale ATA.

Una volta tracciata questa via, sarà più facilmente condivisibile il percorso da seguire per agire sui fondamentali, cioè:

  • Rinnovare il contratto cercando la più adeguata copertura per una giusta retribuzione
  • Riconoscere ufficialmente le malattie professionali dei docenti sulla base dei dati disponibili
  • Ottenere l’impegno a ridiscutere la previdenza alla luce dell’incidenza malattie professionali

Seppure all’alba del terzo millennio, nessun ministro dell’Istruzione abbia finora ritenuto di doversi occupare della salute professionale degli insegnanti, Valditara pare aver intuito la questione 11 anni prima di rivestire la prestigiosa carica e noi – opportunamente – ci premuriamo di ricordarglielo. Alla sua esperienza politica di lungo corso si aggiunge poi quella maturata di recente come direttore generale al medesimo ministero. Tutte skills che lasciano ben sperare e ci inducono a dare fiducia alla persona.

Infine, auspichiamo un intervento del titolare del MIM (nuovo acronimo del dicastero) per porre fine al fenomeno (tutto italiano) dei cosiddetti presunti maltrattamenti a scuola, cui seguono infiniti e “massmediatici” procedimenti penali a carico di maestre. L’Autorità Giudiziaria non ha ragione alcuna di entrare con discutibili metodi d’indagine nella scuola che è ambiente sicuro – molto più di quello familiare – per la piccola utenza. È infatti preciso dovere del dirigente scolastico – che non deve essere cortocircuitato dall’utenza – vigilare e intervenire tempestivamente per garantire l’incolumità degli alunni. Si studi pertanto un protocollo di collaborazione col Ministero di Grazia e Giustizia, prendendo spunto da Paesi come Regno Unito e in Canada che hanno definitivamente risolto il problema.

Buon lavoro Signor Ministro. (Fonte: LabParlamneto.it)

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