Gocce di primula

DI ROBERTO DE PONTI

 

Sei abile ad afferrare il cuore,
a spremerlo tra le mani
sino a farlo sanguinare,
come succo di limone
che gocciola sudore su ferite aperte.
Nell’ apatia che ci rende estranei
vagano promesse mai mantenute,
perse in fumo di sigaretta
e bicchieri di vino scadente.
Se tu comprendessi il tedio che m’ assale
guardando l’ ennesimo reggicalze calato,
rimarresti nascosta con cura
in stanze nelle quali non voglio entrare.
Seni nudi e bocca di velluto non bastano,
tanti ne ho visti e conosciuti
e ne conservo ogni ricordo.
Non sei più droga, ma antidoto
a questa malinconia che strugge ma non ammalia
poiché tua è la povertà,
il pudore dissolto in bambole
sospinte da effimeri passeggini.
La maschera d’ apprensione sbiadisce
in bordi di pagine ondulati dal tempo,
in bisbiglio e lezioni di vita sotto le coltri,
in sciami di luci e colori che non m’ appartengono.
E ancora snocciolerò gusci vuoti
in sogni che ogni notte si ripropongono,
baluardo di fiumi sempre in piena
nell’ attesa di gocce di primula
ad allietare l’ anima mia.

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