Graffio sul mio infinito

DI GIOVANNI DE LUCIA

Ci sono giorni in cui senti urlare il silenzio, giorni in cui il cuore non è altro che quel tascapane dove custodivi una risma di carta, un mozzicone di matita e tre prese di tabacco.

Ci sono giorni in cui l’assordante frinire di cicale ti accompagna in quella distesa di grano, dove ogni spiga profuma già di pane caldo.
Io ho voi, righe su carta come solchi d’aratro in questa terra aspra, righe che non riuscirò a riempire, perché quel che resta della mia matita non contiene più il mio tempo.

Già il mio tempo, non più pulsare di vene, non più battito di ciglia ma linea di confine tra il ricordo di due labbra rosa e un graffio sul mio infinito.
Oltre, solo la clemenza del mare e quest’ombra che la vita proietta tra i tuoi rimpianti, ologramma di un amore mai vissuto

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