E quindi sono andato a vendemmiare. Era la prima volta. Ho quarantacinque anni. E nella vigna ad aspettarmi c’era la luce del Creato.
E un poco lo sapevo.
Una grazia interiore che si accende ovunque.
Ed è uso da tempo immemore benedire il raccolto con il pane nel vino. Un uomo di ottant’anni buono e sapiente mi ha insegnato tante cose pratiche che senza la terra rendono incomprensibile persino il Vangelo.
Più di tutti quello mai scritto, quello lasciato con mani e piedi impresso sulla terra.
I nuovi comandamenti la terra li fa dolci.
Non lo dice, ma te lo fa sentire,
che venendo meno alla terra, perdiamo vita.
Le leggi dei nuovi campi sono già scritte e ancora tutte da riscrivere, e così i confini, da imparare e dimenticare, senza doverli spostare di un centimetro.
Solo ricordare che la nostra libertà finisce dove inizia quella degli altri.
E dunque andarci fino in fondo alla felicità
in fondo
in fondo
alla nostra Libertà
finché non troveremo sul confine altri uomini liberi da abbracciare arrivati anch’essi fino in fondo alla propria libertà.
E tutto diventerà un confine umano ancora più vasto, una libertà più grande.
Da soli non si fa nulla. Se non perdersi.
E chi perde la terra non sa più dov’è il cielo.
Immagine tratta da Pixabay
(Andrea Melis Parolaio)
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