Henri Manguin, Model at rest

DI ILARIA PULLE’DI SAN FLORIAN

Una vita nomade, quella del pittore francese Henri Manguin, che artisticamente parlando inizia dall’École des beaux Arts di Parigi e, snodandosi attraverso altri numerosi trasferimenti sia in territorio nazionale che all’estero, si conclude in Costa Azzurra in quel di Saint-Tropez, località nota non soltanto dal punto di vista turistico, al contrario estremamente apprezzata da artisti e raffinati creativi, oltre che naturalmente dall’immancabile, lungimirante jet-set.

Allievo di Gustave Moreau – instaura rapporti di amicizia sia con Henri Matisse che con Charles Camoin – ben presto mostra di essere fortemente influenzato dall’Impressionismo, privilegiando una tavolozza di colori in cui le tonalità pastello e brillanti si rivelano preponderanti.

Memore, inoltre, delle preziosa presenza innovativa di Paul Cézanne, elabora uno stile incentrato su di un intenso cromatismo che gli permette di conferire alle proprie creazioni una struttura formalmente solida, tuttavia ingentilita dal profondo desiderio personale, mai nascosto, di condividere sentimenti ed emozioni, sovente manifestato attraverso l’utilizzo di tonalità in grado di comunicare intensa serenità.

Un temperamento inneggiante alla joie de vivre, per colui che è stato definito innamorato della vita e sedotto dalla luce, indubbiamente entusiasta delle proprie, innovative scoperte e sperimentazioni, tanto che non esita, in seguito al forte trasporto per i paesaggi mediterranei, a rimanere ospite di Paul Signac in territorio di Provenza, in seguito fissandone la dimora familiare, assieme alla compagna di una vita, Jeanne, quest’ultima spesso protagonista dei suoi celebri ritratti.

Soprannominato ‘il pittore voluttuoso’ da parte del poeta Guillaume Apollinaire – lo stesso Apollinaire che, nel 1911, già indubbiamente poeta, ma all’epoca non ancora esattamente famoso come diverrà in seguito, verrà addirittura arrestato in quanto sospettato di essere l’autore del furto della Gioconda, a causa di una frase ironica pronunciata in relazione all’ipotetico desiderio di svuotare i musei per riempirli con le sue opere; la stessa sorte che subirà, di lì a poco, un incolpevole Pablo Picasso, per anni amareggiato dall’intera, rocambolesca vicenda.

I due saranno, ovviamente, scagionati, e Picasso non perderà occasione per una celebre battuta, che si dice amasse citare: ‘Vado al Louvre. Vi serve qualcosa?’ – tra esposizioni al Salon d’Automne, nella Cage aux fauves, così definita dal critico d’arte Louis Vauxcelles, che comunque rappresenta il momento più alto della sua arte, Henri Manguin eleva la moglie Jeanne a sua musa ispiratrice, ritraendola in numerose occasioni e, come molti altri artisti, regalando la sua immagine alla storia dell’arte.

Nel dipinto riportato, del 1905, Modella in riposo, Manguin indugia su di un momento di reale, irrinunciabile sosta, in cui la modella, che tra abito e acconciatura pare rammentare quella dimensione legata alla cultura giapponese particolarmente apprezzata all’epoca, soprattutto in Francia – i paravento Coromandel, tanto amati da Coco Chanel, sono in realtà cinesi, ma comunque legati a quel gusto orientale per certi versi imperante – in una dimensione rievocante anche Paul Cézanne, per quanto rielaborata attraverso quella forza luminosa che rende Manguin tanto riconoscibile.

Il dettaglio della valigia aperta suggerisce i possibili cambi di vestiario probabilmente susseguitisi durante le lunghe ore di posa, il tutto sferzato da cromatismi avvolgenti al contempo implacabili, tali da stimolare la netta sensazione di un agognato riposo, finalmente e giustamente conquistato…

Henri Manguin (1874-1949), Model at rest, 1905, olio su tela, 80.7×65.7 cm., Carmen Thyssen Collection, Madrid – Museo Nacional Thyssen-Bornemisza
Immagine: web

scrignodipandora
Latest posts by scrignodipandora (see all)

Pubblicato da scrignodipandora

Sito web di cultura e attualità