Hope, la bimba del futuro

DI ANTONELLA BONAMONETA

La scuola elementare “Madre Teresa di Calcutta” ospitava bambini di varie culture.
Ogni giorno abitudini diverse si incontravano in una quarta elementare…anzi si scontravano.
Le maestre per quanto molto preparate, tentavano con difficoltà di gestire quella scolaresca.

Parlare ai genitori spesso non era facile, e le riunioni tra insegnanti diventavano sempre più faticose.
Il luogo più difficoltoso era la palestra, dove si manifestavano maggiormente certe differenze.
Tommaso, stella nascente del calcio sfoggiava la sua bravura, mentre Gianmaria piccolo ed esile non riusciva a fare altrettanto.

Dimitri prepotente, si faceva largo a spintoni a danno della timidissima Alessia e di Giovanni che, diversamente abile, era costretto spesso a delle pause.
Anche durante le lezioni, gli attriti non mancavano.

Il capo Alfa era Federico sicuro di sé, bravo e…tanto tanto bello.
Era fidanzato con Alice vamp della classe, bionda, occhi azzurri, capelli lunghissimi, insomma Ken e Barbie.

Nessuna poteva competere con Alice, neanche Maya, bambina dalla pelle color cioccolato, con un faccino adornato di riccioli neri e due occhioni dalle ciglia lunghissime.

Ma il bimbo più preoccupante era Chen, completamente emarginato, chiuso nel suo mondo tecnologico che lo vedeva spesso in disparte.
Il lavoro di insegnante, oltre alla didattica, prevedeva programmi per aiutare gli alunni a sviluppare le abilità sociali e promuovere l’amicizia tra loro.
Non era facile.

Un giorno, dopo una lunga osservazione, la maestra Caterina esperta in lavori di gruppo, invitò i bambini in palestra chiedendo loro di mettersi in cerchio.

Dopo qualche resistenza iniziale, gli alunni fecero quanto chiesto dall’insegnante, che li pregò di chiudere gli occhi, fare un girotondo come quando erano bambini piccolissimi.

Avevano sicuramente fatto un girotondo almeno una volta!
Mentre ruotavano lentamente, l’insegnante chiese loro di provare ad immaginare il futuro tenendosi per mano.

Alla fine della prova la maestra chiese di non dire nulla e di ripensare a quell’esercizio la sera, prima di addormentarsi. Ne avrebbero parlato in classe l’indomani.

Quella sera i bimbi si addormentarono con grande facilità, e come in una fiaba di altri tempi, ebbero tutti la stessa visione.
Accanto al loro letto si avvicinò una bambina che dolcemente li svegliò.
Era incredibile.

Il sogno avveniva contemporaneamente per tutti, quindi ognuno chiese “ Chi sei?”
“Sono Hope, vengo dal futuro e ho lasciato il mio mondo per parlarvi, e dirvi che siete miei parenti” .
I bambini guardarono Hope, era così unica!

Due occhi azzurri a mandorla, la pelle scura e i riccioli chiarissimi. Non ne conoscevano di bambine così!
“Io posso esistere se voi farete in modo di tenervi sempre per mano a scuola e nella vita, perché solo così l’umanità potrà continuare a vivere. Ma se la diversità sarà vista come nemica, io non potrò esserci. Vi prego fatemi esistere, ho lasciato tanti bimbi come me che desiderano la stessa cosa!.”

I bambini risposero di essere d’accordo e che avrebbero seguito i suoi consigli.
Quindi Hope svanì pian piano salutandoli con affetto.
Il giorno dopo a scuola la maestra notò subito dei cambiamenti.

Dimitri chiese spesso permesso e aiutò Gianmaria e Giovanni, Alice forse per la prima volta, rivolse la parola a Maya facendole dei complimenti e Federico smise di prendere sempre la parola, mentre Chen cominciò a guardare negli occhi i suoi compagni.

Quella mattina l’insegnante diede ai ragazzi un tema da svolgere: “Esprimete un desiderio”, e con stupore lesse che tutti avevano parlato del sogno e che avevano a cuore il loro futuro e quello dell’umanità.
Avevano tratto una lezione importante: “Solo attraverso il rispetto e l’aiuto reciproco il mondo avrà una speranza, altrimenti ci sarà sempre spazio per la guerra.”

Grazie Hope.

Immagine tratta dal web

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