È più costoso conservare il cibo che mangiarlo. Così la mia dispensa si assottiglia e, il retaggio dei miei antenati di accumulare scatolette a lunga conservazione per i tempi di guerra, si annacqua un po’ nelle mie vene.
In sala i nuovi arredi prevedono lo spazio solo per maxischermo e due piattini da caffè. La credenza, le madie, le cassettiere di corredi e stoviglie emigrano nelle zone dell’amigdala domestica. Sotto l’abbaino, proprio accanto al cielo. A volte si cuciono una stoffa di stelle e quelle stanno anche dopo la loro morte a memento che la luce raggiunge chi la guarda anche quando non c’è più.
Tu sai di cosa sto parlando.
Una bambina proprio ora su una spiaggia penserà che nei letti dei mari nascano stelle comete. Ne avrà appena trovata una e brilla di sale e di solitudini come la testa d’argento della nonna. E lei, proprio ora, si starà mettendo un’estate del passato sul capo aprendo di poco una credenza che ha preso l’odore di mare a novembre, quando le stagioni lo hanno lasciato già in pace.
Quella bambina una volta ha visto che sui muri della nonna fiorivano alghe e centrini. Muffe e ragnatele per chi ha smesso di credere alla poesia.
Nel maxischermo hanno detto che le muffe sono esseri viventi. È così che parlano pure i muri, ha detto la nonna.
Tu ci credi? I muri cosa ti stanno dicendo?
Immagine tratta da Pixabay
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