I paesaggi sonori di Nicola Alesini (terza parte)

DI OSCAR PIAGGERELLA

 

Nel 1994 esce Armonie Celesti con Pierluigi Andreoni, prodotto dal critico musicale Alessandro Staiti. Dopo un breve periodo di pausa nel 1996 e nel 1998 succede un’altra magia per la musica italiana con la nascita di due grandi capolavori riconosciuti da tutta la critica mondiale. Si tratta di Marco Polo e Marco Polo 2.

In questi due dischi Nicola Alesini nuovamente insieme a Pierluigi Andreoni, viene circondato da musicisti di levatura internazionale quali Arturo Stalteri, David Sylvian, Richard Barbieri, Steve Jansen, David Torn, Roger Eno e Harold Budd i quali portano un contributo memorabile alla musica del nostro sassofonista italiano. Il disco gode di una solida ossatura collettiva, senza una sbavatura del tutto esente da esibizionismo personale da parte dei musicisti.
Un viaggio metaforico sulla “Via della Seta” dove finestre si aprono, nel susseguirsi dei brani, su nuovi paesaggi e nuovi giorni a venire.

Infatti l’apertura dell’album è lasciata a David Sylvian in Come Morning, dal testo poetico come solo questo cantante, ex Japan sa fare: intrisa di quella nostalgia che ha solo bisogno di essere vissuta e che ritroveremo poi nella splenda terza traccia The Golden Way.
Il primo disco si chiude sui grandi spazi di The Valley Of Palmir. Il sax di Alesini viene abbracciato e coccolato dal pianoforte di Harold Budd e il cesellare delicato della chitarra elettrica di David Torn.

Nel frattempo Hans Joachim Roedelius torna in nord europa. Va a trovare il caro amico polistrumentista inglese Felix Jay e gli fa ascoltare i lavori che aveva inciso con Alesini. Jay ne rimase colpito e lo invitò a collaborare per corrispondenza ai suoi album. All’epoca si usavano i DAT ed era consuetudine spedirsi a vicenda delle tracce per poi lavorarci sopra. Poco più tardi venne invitato a raggiungerlo a Londra e in Scozia per ulteriori incisioni.

Nacquero così tre ulteriori capolavori di contaminazione tra elettronica e acustica: Other Suns, Hermetic e Cardamon & Coriander, quest’ultimo con il trombettista jazz Byron Waller. Recentemente, in questi ultimi mesi, Felix Jay fa uscire un triplo cd dal titolo Trio dove compare anche Alesini nel primo cd. Probabilmente incisioni dell’epoca tratte dall’archivio del musicista inglese e mai pubblicate prima.

Dopo questo viaggio musicale internazionale, Nicola Alesini sente la necessità di tornare nel suo amato Mar Mediterraneo e nel 1999 incide, accompagnato dagli amici di sempre Fabula Meridiana e successivamente nel 2002, Flatus. Lavori di magnifica poesia. Ma avanza anche la nostalgia verso la sua terra natia: la Liguria. Nasce così l’idea di fare omaggio, nel 2009, al grande poeta cantautore Fabrizio De Andrè rielaborando le sue più belle canzoni dal titolo F.D.A.

Nel 2004, in un momento di forte introspezione e di solitudine ricercata, prende corpo Diomira L’Invisibile, un album a mio parere estremamente autobiografico, dedicato alle “Città Invisibili” di Italo Calvino. Alesini si circonda e utilizzerà tutti gli strumenti che possiede:sassofoni, clarinetto popolare, clarinetto basso, tastiere varie, campionamenti e uso di programming. Si realizza addirittura da solo la copertina citando un bellissimo passo di Calvino nelle note di copertina.

I titoli di buona parte dei brani portano il nome delle città del libro. Sul finire dell’album, dopo Zara, ecco che traspare, sempre nei titoli, la personalità dell’autore, nella magnifica: I Desideri Sono Già Ricordi. Una traccia quasi “silenziosa”, di poesia sonora dove la solitudine ricercata vola libera nella sua melodia cercando un tragitto sereno da percorrere. In questa serenità melodica, tutto diventa, appunto, solo un ricordo.

A cura di Feellin’Blue

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