I ragazzi degli anni60. Vacanze di un tempo che fu

DI INES GUADAGNINI

Dire vacanza è dire divertimento, riposo, voglia di staccare dal quotidiano, dalla fatica del lavoro. E’ come dire “ felicità attendimi, sto arrivando! ”. Io sono partita per le vacanze innumerevoli volte nella mia vita e i ricordi si affollano e affiorano, ognuno con la pretesa di essere il migliore, il più importante, l’ indimenticabile!

La verità è che i giorni spensierati della giovinezza hanno sempre la meglio e mi appaiono, ora come non mai, adorni di allegria, ricchi di incontri, di emozioni e di un po’di nostalgia , inevitabilmente.
Sul finire degli anni ’60, quando l’ eco della rivoluzione culturale e sociale appena iniziata già si riverberava nel decennio successivo, con tutto il suo portato di cambiamenti individuali e collettivi, Agnese era, come me, un’ adolescente figlia del suo tempo in tutto e per tutto: nel modo di pensare, di vestire e di comportarsi.

Amava i Beatles e i Rolling Stones, portava la minigonna e le scarpe con la zeppa, indossava i pantaloni a zampa d’ elefante e discuteva con i coetanei sul ruolo dei giovani nella società. Ascoltava, grazie ad un mangiadischi rosso di plastica, le canzoni più in voga che la portavano verso nuove atmosfere ed emozioni sconosciute e restava incollata alla radio per sentire “Bandiera Gialla “, una trasmissione dedicata ai giovani e alla loro musica.

Vogliosa di vita, aveva fretta di crescere: come ogni adolescente divorava il suo tempo procedendo a grandi passi verso il futuro, benchè ignoto e ancora tutto da inventare.
Terminato l’ anno scolastico, trascorreva abitualmente le vacanze in montagna e dunque anche in quel lontano luglio del 1968 sarebbe partita con sua madre e sua sorella per trascorrere un mese di villeggiatura in Cadore.

L’ arrivo alla stazione era già una grande emozione, per la vista delle magnifiche Dolomiti, così maestose e tanto vicine che le si poteva quasi toccare. Lì trovavano ad aspettarle Bepi, il proprietario della casa che avevano preso in affitto . Era lui che portava su le valige , lungo la stradina in salita , fino in paese. La casa era ai loro occhi bellissima, posta proprio al bordo della strada principale .

Tutto era curato e ordinato. C’era un vialetto, oltre il cancello, che conduceva al portone d’ ingresso; di fianco, un piccolo giardino fiorito , più in là l’ orto e un albero di mele. Gli scuri semiaperti delle finestre lasciavano intravedere le tende tipiche a mezzo vetro. Sul retro della casa , un po’ in salita, era accatastata la legna, certamente utilizzata per il “ fogher” in inverno.

Oltre la strada si aprivano i boschi di pini con il loro colore verde scuro e un profumo intenso di natura giungeva portato da una leggera brezza che saliva dalla valle sottostante . Agnese si fermava ad assaporarne tutta la bellezza, esponeva il viso al sole, respirava a fondo , si guardava intorno, quasi per voler essere certa che sì, era vero, stava per iniziare un mese fantastico!

In quella vacanza sua madre concedeva a lei e a sua sorella una libertà maggiore, impensabile in altri mesi dell’ anno. E così eccole tutto il giorno in compagnia dei nuovi amici, conosciuti lì , anch’ essi in villeggiatura. Detto fatto e l’ appuntamento per tutti era alla sera, sugli scalini della fontana in piazza e lì ridevano, scherzavano, programmavano l’ escursione del giorno dopo al rifugio tal dei tal; oppure organizzavano una gita a Cortina, da raggiungere rigorosamente in autostop, rispettando regole precise: sempre in due, una ragazza con un ragazzo, e su di un’ auto con il solo conducente.

Ma soprattutto ascoltavano, seduti su quegli scalini, l’ amico più bravo che suonava la chitarra e cantavano tutti insieme fino a tardi… Poi i ragazzi accompagnavano le ragazze a casa … erano protettivi verso le loro amiche, se ne sentivano responsabili.

Nascevano fra i ragazzi anche amori teneri, brevi ma bellissimi. Capitò anche ad Agnese di credersi innamorata in quei giorni : fu un amore travolgente, che durò per un po’ anche oltre la vacanza, e poi si spense così come si era acceso, quasi senza che entrambi se ne accorgessero. Amori fra ragazzi, consumati nel breve tempo di un’ estate felice !

Altro fatto assolutamente straordinario per Agnese era la possibilità fantastica di poter andare a ballare alla sera , all’ aperto. La pista di cemento si apriva oltre la soglia del locale, tutto intorno c’ erano tavolini e sedili e più in là il pendio ricoperto di pini che scendeva a precipizio verso il lago sottostante.

Lì non mancava un terrazzino in legno, dal quale si poteva ammirare un panorama alpino bello da levare il fiato. Ma i ragazzi si sa amano la musica, vogliono ballare! Ed eccoli tutti in pista , al suono di un disco che girava nel jukebox: si stringevano appena, in un lento, col timore di desiderare di più, ma si cercavano con gli sguardi e poi finalmente quel bacio , al chiarore della luna , meglio se su quel terrazzino a picco sul lago.

In seguito, uno shake li riportava tutti in pista per un ballo sfrenato, con il desiderio che la musica non finisse mai…che la vacanza non finisse mai!
Dopo di allora , anche per Agnese la vita ha calato le sue carte: lavoro, marito, figli, giorni felici e giorni tristi come per tutti.

Ormai adulta, si ritrovò a chiedere a sua madre:
“ Ma quando eravamo in vacanza in Cadore e stavamo fuori tutto il giorno in autostop, come facevi a stare tranquilla, mamma? …non c’ erano neanche i telefonini allora ! “
“ E chi ti dice che stavo tranquilla, figlia mia! “ fu la sua risposta, piena di tenerezza.

Negli anni Agnese è tornata di tanto in tanto in quel piccolo paese di montagna ed ha rivisto quel locale da ballo all’ aperto : ora è un luogo abbandonato, il bar è chiuso da una grande saracinesca imbrattata di scritte e la pista è corrosa dal tempo, ma intorno i pini, il muschio, il profumo dei ciclamini sono gli stessi , mentre risuonano ancora nell’ aria le note felici della musica di allora.

E il suo cuore ritorna a cantare, seppur per il breve tempo di un ricordo!

©® Foto limian

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