Identità liquida?

DI ANTONIO MARTONE

L’identità umana si forma a contatto con la società: essa passa, dunque, inesorabilmente attraverso la pratica vivente con altri esseri umani. In questo senso, l’identità non può che essere fluida e sempre in movimento.

In una fase storica che vede sempre più protagonista l’interazione uomo-dispositivo-elettronico, invece, l’identità umana rimane rigida ed incapace di formazione e tras-formazione. Si ha a che fare con le regole eteronome fissate da una macchina.

Ci si abitua ad un rapporto che prende dal mondo soltanto ciò che si desidera in un determinato momento. In tal modo non si cresce ma si rimane sempre gli stessi: rispetto alla macchina, infatti, non esiste la necessità di mutare noi stessi per farci accettare, capire e per vivere le necessarie interazioni che caratterizzano i gruppi umani.

Come si vede, la situazione è esattamente opposta a quella descritta da coloro che intravedono nel contemporaneo una tendenza irresistibile verso un’identità liquida, aperta e magari fluida.

Il nostro sistema economico, politico e sociale sta costruendo la rigidezza del totalitarismo non l’apertura accogliente della democrazia.

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