Il bambino della foresta

DI INES GUADAGNINI

“Voi che dormite nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici.
Considerate se questo è un uomo.
…………..
Considerate se questa è una donna “ ( Primo Levi -1947 )

Fa tanto freddo nella foresta, lungo il confine con l’ Europa.
E’ fitta di alberi e insidiosa quella foresta, attraversarla richiede fatica, attenzione e muove paure ancestrali, che di tanto in tanto emergono furiose a sconvolgere una seppur minima speranza di rinascita .

Vapori di nebbia salgono al mattino dal tappeto di foglie lungo la strada della salvezza. Tante persone avanzano lentamente, avvolte in giacconi logori ben chiusi, i berretti e i cappucci calati sugli occhi e i loro pochi averi sulle spalle. Sono bambini, donne, uomini, forse anche anziani, quasi nessuno è rimasto a casa. Hanno lasciato tutto, hanno attraversato la Terra pur di raggiungere l’ Europa.

L’ Europa cristiana, libera, democratica, pacifica, ricca !
“Mamma, ho freddo, ho fame “ un bimbo sussurra sottovoce in quella foresta e piange come un uccellino caduto dal nido.
“ Lo so, vieni che ti prendo in braccio così ti riscaldi un po’… dobbiamo avere pazienza, quando ci fermeremo, mangeremo “ gli risponde amorevole la mamma, con voce protettiva e sommessa.
Mentre si fa notte, nella foresta il freddo diventa più feroce: morde la carne, fa battere i denti, annebbia la mente. Il piccolo drappello si ferma e accende un fuoco per riscaldarsi. Non sarà facile sopravvivere al gelo e alla fame ! Ma domani, forse, arriveranno i soccorsi.

Domani, forse, potranno passare il confine ed entrare in Europa.
In questa Europa cristiana, libera, democratica, pacifica, ricca!
“ Mamma ho tanto freddo, ho fame “ sussurra il bimbo fra le braccia di sua madre, che lo stringe di più a sè, gli alita sul volto, sulle manine, lo avvolge con maggiore cura nel suo giaccone.
“Dormi piccino mio, la notte passerà presto e domani, con il sole, potremo arrivare finalmente in un posto sicuro, al caldo, e mangeremo. Ci aiuteranno, vedrai ! Ora dormi”. E inizia a cantargli una ninna nanna, nel buio di quella foresta, appena rischiarato dal fuoco acceso. Le ombre della notte si allungano oltre quei corpi stanchi. Il gelo penetra nelle ossa martoriate dal lungo cammino, le spezza, incurante dei lamenti di quella umanità dolente.

Sono voci sommesse, sussurri quei lamenti, che ingigantiti da quel luogo inospitale e ostile, suonano sinistri fra gli alberi e si confondono con il sibilo del vento.
Il bimbo sembra ora addormentato, respira piano aggrappato al seno della mamma, lei continua a cullarlo, mentre vorrebbe anche nutrirlo e riscaldarlo molto più di così. Se solo potesse lo riporterebbe nel suo ventre, unica vera protezione da tutti i mali possibili. Respira sempre più piano quel bimbo che sembra addormentato, poi la manina scivola giù e lui non sente più freddo, non ha più fame.

E’ sereno ora, nonostante il buio della foresta, nonostante l’ orrore dell’ infamia subita.
All’ alba del nuovo giorno, quella madre consegnerà al mondo il proprio figlio, vittima di questa Europa che pur vedendo non ha guardato, pur sapendo ha ignorato. Pur potendo non lo ha salvato !
Vittima di questa Europa senza memoria e senza vergogna !

 

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