Il Capodanno tra simboli, significati e cibi di buon auspicio

DI ROBERTO CAFFO

Mancano poche ore alla fatidica notte del 31 dicembre, occasione per imbandire la tavola di gustose leccornie in segno di festa per l’ingresso nel nuovo anno.

La Vigilia di Capodanno in molte culture è un avvenimento vissuto in grande stile, scandito da gustosi piatti e sorsi di bollicine, ma per approfondire il significato della festa occorre guardare il calendario. Il 31 dicembre di ogni anno – come è ormai consolidato nella tradizione e nella cultura di tutti – è il giorno di San Silvestro.

Di per sé poco conosciuto, questo personaggio religioso è diventato importante proprio in associazione al cenone: mondano o familiare che sia, il veglione è sinonimo di San Silvestro. Ma approfondiamo meglio l’identità del santo.

San Silvestro rivelatore di pace e buoni propositi

Per via del suo nome è considerato il protettore delle selve e dei taglialegna, ma la personalità di San Silvestro non ha nulla a che fare con i boschi. Il santo che chiude il calendario di ogni anno è stato un Pontefice della Chiesa romana dalla lunga carriera ecclesiastica: esattamente 21 anni di attività.

Non si conosce la data di nascita di San Silvestro; le fonti storiche danno notizia certa solo dell’inizio del suo pontificato, avvenuto nel 335. Della vita di Silvestro sappiamo che è stato avviato dalla famiglia a prestigiosi studi umanistici e che, crescendo, ascoltò la sua vocazione di fede decidendo di intraprendere il percorso sacerdotale.

A Silvestro viene riconosciuto il merito di aver unito la chiesa in qualità di istituzione religiosa dedita alla preghiera e alla carità dei più bisognosi. Il pontificato di Silvestro si svolse in un periodo pacífico, data la fine delle persecuzioni cristiane, e florido per la realizzazione delle maggiori basiliche romane. Fra queste si annoverano gli edifici eretti in onore a San Pietro, sul colle Vaticano, a San Paolo sulla via Ostiense e a San Giovanni.

Per il messaggio di fede che San Silvestro ha saputo infondere nella coscienza del popolo, il 31 dicembre – giorno che commemora la scomparsa del santo – non può che caricarsi di buoni auspici per il nuovo anno.

Capodanno nel mondo, tra simboli e scaramanzia

Dimmi come festeggi il Capodanno e ti dirò di che cultura sei. In ogni parte del mondo si festeggia il passaggio dal vecchio al nuovo anno, ma con diversi modi di festeggiare nell’augurio di un nuovo anno prospero e fortunato.

Se in Italia, per tradizione, siamo abituati a vedere il buon auspicio nel rosso, in Messico e un po’ in tutto il Centro America è il giallo ad attestarsi una simbologia di fortuna. Continuando sul tema delle differenze cromatiche in occasione dei festeggiamenti del Capodanno, in Brasile primeggia il bianco: migliaia di persone, stando alla tradizione locale, si riversano nelle più popolari spiagge del Paese per attendere il nuovo anno, indossando tuniche bianche.

L’attesa del Capodanno, in molte culture, è un avvenimento legato ad alcuni numeri fortunati. Nei Paesi latini del Sud America, ma anche in Spagna, si affida la fortuna del nuovo anno al numero dodici: la tradizione vuole che al momento del brindisi di mezzanotte si mangino dodici acini d’uva, ognuno dei quali corrisponde ad un mese fortunato.

In Estonia, invece, il buon auspicio è legato ai numeri 7, 9 e 12. Nel Paese baltico, dunque, è usanza rispettare questi numeri per la quantità dei pasti da assumere durante l’ultimo giorno dell’anno. Chi segue questa prescrizione – stando al detto popolare estone – può godere di forza e vigore per tutto l’anno.

Il numero 108 sembrerebbe portare fortuna ai giapponesi: i templi buddisti nel Paese del Sol Levante, poco prima della mezzanotte, rintoccano le campane per le volte indicate dal numero fortunato. Stando alla leggenda, il 108 sarebbe in grado di scacciare le energie negative dalle persone, per assicurare un anno pieno di successo.

Sapori di buon auspicio nella tavola di fine anno

Il Capodanno è una ricorrenza fortemente legata alle tradizioni gastronomiche di un popolo, motivo per cui – anche dal punto di vista culinario – varia da Paese a Paese.

Prima di enumerare le differenti culture gastronomiche legate al Capodanno, è interessante notare come l’usanza di servire pietanze intere durante il cenone di San Silvestro, provenga dall’Asia. Prodotti ittici come le anguille o i capitoni, ma anche gli spaghetti e lo zampone, vengono serviti integri a tavola per assicurare il significato della continuità per tutto l’anno.

Cotechino servito con polenta e lenticchie

In molti Paesi i legumi sono promessa di prosperità e benessere, se consumati durante l’ultima cena dell’anno. In Italia un cenone che si rispetti non può fare a meno delle lenticchie: per la loro forma perfettamente tonda e il valore nutrizionale, ricco in ferro, questi legumi simboleggiano le monete, quelle che ognuno si augura di guadagnare durante l’anno. Un significato molto simile viene attribuito ai fagioli in Argentina: i gustosi legumi, nel Paese natìo dei gauchos, promettono un anno di prestigiosa carriera a chi li mangia.

Tornando in Italia, le tavole più tradizionali prevedono lo zampone o il cotechino tra le pietanze per il cenone di San Silvestro. La loro storia è molto antica ed ha origine da una necessità di difesa. Nell’inverno tra il 1510 e il 1511 i contadini di Mirandola, in terra emiliana, per fronteggiare un assalto da parte delle forze guidate da Papa Giulio II decisero di macellare tutti i suini presenti nel territorio. In queste condizioni i nemici non ebbero possibilità di sopravvivere, data la scarsità di viveri disponibili.

La carne macinata ottenuta sarebbe servita a riempire la pelle dell’arto anteriore del maiale, creando lo zampone, oppure per riempire un budello di cotenna dando vita al cotechino. Lo Zampone è riconosciuto come prodotto italiano IGP, per il quale è previsto uno specifico disciplinare di produzione: deve essere rispettata la selezione dei tagli di carne e il loro assemblaggio con sale ed erbe aromatiche.

Solitamente noto come alimento ricco in grassi, e per questo poco salutare, è stata certificata la sua genuinità dato il basso contenuto di grassi saturi e la povertà di sodio. Sapientemente accompagnato alla polenta grigliata, a un contorno di spinaci o al purè di patate, lo zampone rivela al palato tutto il meglio del suo bagaglio gustativo, decisamente speziato. Se abbinato alle lenticchie, come vogliono i menu più tradizionali, compone un piatto completo sotto il profilo nutrizionale e appagante sotto il profilo del gusto.

Il Capodanno tra simboli, significati e cibi di buon auspicio

 

 

 

 

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